Amministrazione giudiziaria per la Banca di credito cooperativo di Paceco

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La Bcc di Paceco vicina alla mafia. La Banca di credito cooperativo della cittadina trapanese “Senatore Pietro Grammatico”, con le sue cinque filiali, è stata posta da oggi sotto amministrazione giudiziaria. E’ la prima volta che una banca viene sottoposta a un provvedimento del genere.

L’operazione, tuttora in corso, è stata eseguita dal Nucleo di polizia tributaria della guardia di Finanza di Palermo, su disposizione della sezione di Misure di prevenzione del Tribunale di Trapani su richiesta della Dda di Palermo.

L’amministrazione giudiziaria è stata affidata ad Andrea Dara con la Pricewaterhouse Coopers. “La misura viene adottata quando si ritiene che una determinata impresa possa essere coinvolta in contatti e in attività collegati alla criminalità organizzata. E questa è una delle ipotesi del caso che ci riguarda”, ha spiegato il procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi, che ha coordinato l’inchiesta con il Procuratore aggiunto Dino Petralia. Presenti alla conferenza stampa anche il colonnello Francesco Mazzotta, comandante della Polizia tributaria della Gdf e il generale Giancarlo Trotta, comandante provinciale delle Fiamme gialle a Palermo.

L’amministrazione giudiziaria riguarda le cinque filiali dell’istituto di credito: una a Paceco, una a Marsala, una a Dattilo e una Napola e una a Trapani. Tra le operazioni della banca emerge il prelievo di una somma di 100 mila euro da parte di Cristoforo Milazzo, oggi collaboratori di giustizia.

Durante l’inchiesta coordinata dalla Procura di Palermo è emerso che 326, tra soci e rappresenti della banca, avevano avuto problemi giudiziari. E tra loro undici per collegamenti con la criminalità organizzata. L’indagine che ha portato all’amministrazione giudiziaria della Banca di credito cooperativo di Paceco è partita grazie a una consulenza tecnica fatta nell’ambito di una misura di prevenzione a carico di Filippo Coppola, condannato per mafia. Il “consulente del Ct – spiega il colonnello Mazzotta – ha lanciato l’allarme che abbiamo raccolto e analizzato grazie a un software che si chiama ‘Molecola’ e che ci ha permesso di arrivare a questi risultati”.