Il giorno di Santa Lucia per i siciliani corrisponde al trionfo di cuccia e arancine, ma la vera storia della Santa e martire è conosciuta e celebrata in moltissime città dì’Italia e d’Europa.
La storia della giovane Lucia risala al IV secolo. La futura Santa è poco più che una ragazzina nata a Siracusa da famiglia benestante. Orfana di padre, la giovane è promessa sposa di un concittadino pagano. Quando la mamma Eutichia si ammala gravemente, Lucia si reca in pellegrinaggio a Catania, sulla tomba di Sant’Agata, per invocarne l’intervento.
Durante la preghiera Lucia si assopisce e vede in sogno Agata dirle: “Lucia, perché chiedi a me ciò che puoi ottenere tu per tua madre?” Nella visione Agata le preannuncia anche il martirio e il suo patronato sulla città. Ritornata a Siracusa e constatata la guarigione di Eutichia, Lucia comunica alla madre la sua ferma decisione di consacrarsi a Cristo e di donare tutti i suoi averi ai poveri. Rompe quindi il fidanzamento, e decide di andare tra gli ultimi.
La reazione dell’ex fidanzato è violentissima, l’uomo si vendica denunciando Lucia con l’accusa di essere cristiana. Accusa questa, che negli anni delle persecuzioni di Diocleziano equivaleva ad una sicura sentenza di morte. Lucia è trascinata al cospetto all’arconte Pascasio per essere processata. Non abiura davanti al magistrato,, anzi ribadisce la sua fede cristiana. Resiste anche di fronte alle minacce di essere esposta tra le prostitute.
Tra blandizie e minacce la giovane resiste a ogni tentativo del magistrato, fino a quando Pascasio non ne ordina il supplizio. La tortura del fuoco non la ferisce, secondo alcune fonti le vengono cavati gli occhi, ma Lucia resta ancora una volta serena e ferma nella sua fede. Alla fine, stremata, piega le ginocchia e viene decapitata o, secondo alcune fonti, uccisa con una pugnalata alla giugulare. I carnefici le concedono comunque l’ultimo desiderio e così la martire cristiana prende la Comunione e profetizza la morte di Diocleziano e la fine delle persecuzioni. Entrambi gli eventi se verificheranno poco dopo.
In tempi più recenti, in Sicilia, il culto di Santa Lucia si lega ad un fatto miracoloso. E’ l’anno 1646, tutta l’Isola è prostrata da una grave carestia. La martire viene invocata dalla popolazione affamata. Improvvisamente il prodigio, una nave carica di frumento approda a Palermo, secondo altre fonti a Siracusa. Esausti i siciliani aprono i sacchi di grano, lo cucinano appena, senza nemmeno macinarlo e lo divorano. Nasce la tradizione della cuccia che sopravvive da quasi quattro secoli in tutte le sue declinazioni gastronomiche.
A cavallo tra fede e costume, la scelta tutta siciliana di bandire, il 13 dicembre, la farina dalle tavole. Spazio quindi a riso, legumi, farina di ceci e cuccia. In altre parti d’Italia, invece, la Santa è venerata e festeggiata dai bambini alla stessa stregua della Befana o di Babbo Natale. In Friuli Venezia Giulia, ma anche a Bergamo e Brescia i bambini le scrivono una letterina chiedendo in regalo dei doni. Nel napoletano oltre ai tradizionali riti sacri, vengono lanciate nocciole benedette, a simboleggiare le pupille della Santa Martire. In Sicilia la tradizione si sposa con la gastronomia in singolare assonanza con la Scandinavia. In Svezia e Danimarca, infatti, Lucia è molto venerata, sia dalla chiesa cattolica, che da quella luterana. I bambini preparano biscotti e dolciumi a partire dal 12 dicembre. La martire siracusana viene comunque celebrata in tutta Europa. (Nella foto il martirio di Santa Lucia di Paolo Veronese)