Da qualche settimana è in uso a Palermo, nell’unità di cardiologia dell’azienda Arnas Civico, la prima in Sicilia, un nuovo strumento, con una nuova tecnologia, per la gestione dei disturbi del ritmo cardiaco e dello scompenso, seconda causa di morte in Italia, che colpisce oltre 15 milioni di persone in Europa, 1 milione in Italia e oltre 70 mila nell’Isola.
Si tratta di una nuova generazione di defibrillatori cardiaci impiantabili, il ‘Gallant’ prodotto dall’azienda statunitense ‘Abbott’, più piccoli, ma soprattutto in grado di trasmettere ai medici i dati sulla funzionalità cardiaca.
I disturbi del ritmo cardiaco, noti come aritmie ventricolari, possono verificarsi quando il cuore batte troppo velocemente o in maniera caotica non consentendo di pompare il sangue in maniera efficace come accade in quei pazienti con funzionalità cardiaca ridotta e scompenso cardiaco.
“E’ un dispositivo a suo modo rivoluzionario in quanto si può abbinare ad una app per smartphone – spiega Giuseppe Sgarito, responsabile del laboratorio di elettrofisiologia e presidente regionale dell’associazione italiana di aritmologia e cardiostimolazione – che permette al paziente non solo di poter essere monitorato dal centro ospedaliero che lo segue, ma anche di essere direttamente coinvolto nel suo percorso di cura. Abbott ha riservato questo nuovo dispositivo a soli 4 centri in Italia e complessivamente a soli 40 nel mondo. L’Arnas Civico è il primo ad averlo messo in funzione in Sicilia e ad oggi abbiamo già eseguito dieci impianti”. Si impianta come un ‘pacemaker’ e ha una doppia funzione: da un lato riconosce le aritmie e interviene erogando impulsi elettrici o, nei casi più gravi, delle scariche elettriche; dall’altro è in grado di resincronizzare il ritmo del cuore. Un’apposita applicazione installata sullo smartphone iOS o Android dei pazienti permette di condividere in modo sicuro le informazioni sulla funzionalità cardiaca utilizzando la tecnologia wireless Bluetooth integrata. I medici possono monitorare costantemente i pazienti da remoto e identificare gli episodi critici intervenendo in maniera tempestiva. “E’ un apparecchio salvavita che previene le aritmie potenzialmente fatali causate da un danno cardiaco – aggiunge Sgarito -. Per il paziente è come avere un cardiologo sempre al proprio fianco. E’ una tecnologia che segue il paziente da remoto senza bisogno che sia lui a venire in ospedale, aspetto fondamentale in questa fase di ripresa post-Covid”.
L’Ospedale Civico ha avviato un piano di rilancio voluto dal direttore generale Roberto Colletti che sta portando a questi avanzamenti tecnologici.
“L’impatto positivo del monitoraggio remoto e della telemedicina – prosegue Sgarito – è comprovato e porta a migliori ‘outcome’ dei pazienti, che sono più tranquilli e si sentono più seguiti, riducendo il carico dell’attività sul sistema sanitario. In questo contesto, la vera sfida è rendere accessibili queste le tecnologie a tutti i pazienti in quanto ad oggi la prestazione non è ancora stata codificata dal sistema sanitario nazionale e non è rimborsata alle strutture che la utilizzano e che, per questo, presentano ancora grosse difficoltà ad allocare le risorse necessarie. Al momento riusciamo a seguire in remoto circa un migliaio di pazienti”, conclude.
“Con oltre 800 procedure interventistiche eseguite ogni anno, tra impianti di pacemaker e defibrillatori e ablazioni di aritmie, il laboratorio di elettrofisiologia dell’unità di cardiologia si conferma fiore all’occhiello dell’Arnas di Palermo e ‘hub’ di riferimento per il Sud Italia”, afferma Francesco Talarico, primario di chirurgia vascolare e attuale direttore facente funzioni della cardiologia.