Blutec: spese per un software fantasma, ecco come sono scomparsi oltre 16 milioni

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Spese fantasma, come quella per un costoso software mai arrivato nello stabilimento di Termini Imerese. C’è anche questo nell’indagine del nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo, coordinata dalla Procura di Termini Imerese, che ha portato all’arresto di Cosimo Di Cursi e Roberto Ginatta, rispettivamente amministratore delegato e presidente del Cda della Blutec.

Le Fiamme gialle hanno eseguito anche un decreto di sequestro preventivo per 16,5 milioni di euro, che secondo gli inquirenti sarebbero stati distratti dai vertici di Blutec. Per il Gip Stefania Gallì gli accertamenti, ancora in corso, sulla destinazione dei finanziamenti pubblici agevolati concessi da Invitalia alla società, nell’ambito del progetto di reindustrializzazione dell’ex fabbrica Fiat nel Palermitano, farebbero emergere “gravi indizi di colpevolezza” a carico di entrambi gli indagati, che devono rispondere di malversazione ai danni dello Stato.

I riscontri documentali effettuati da Invitalia, la perquisizione nello stabilimento, gli accertamenti bancari effettuati sui conti correnti di Blutec e di altre società riconducibili agli indagati, hanno consentito agli uomini delle Fiamme gialle, guidati dal colonnello Cosmo Virgilio, di ricostruire un quadro di gravi irregolarità.

Nel dicembre del 2016 Invitalia dispone il trasferimento in favore di Blutec, totalmente partecipata da Metec, a sua volta di proprietà al 100% di Roberto Ginatta, di 21 milioni di euro. Fondi necessari ad avviare il rilancio della fabbrica abbandonata dall’ex Fiat. Entro giugno 2017, però, l’azienda avrebbe dovuto presentare il primo stato di avanzamento dei lavori per un importo di quasi 19 milioni.

Il 6 luglio di quell’anno, dopo un sollecito da parte di Invitalia e comunque oltre il termine inizialmente previsto, Blutec presenta un riepilogo delle spese per poco più di tre milioni di euro e un altro, a marzo 2018 e dopo l’annuncio da parte di Invitalia della revoca delle agevolazioni, di 14,5 milioni. Di queste somme, però, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, giudicava “ammissibili” solo quasi 2 milioni di euro, pari al 2,10% dell’investimento ammesso.

Gli stessi funzionari di Invitalia, ascoltati dagli investigatori, hanno spiegato come per numerose voci di spesa dichiarate da Blutec non esistessero le relative fatture fiscali e gli ordini di spesa. Così ad esempio l’ispezione disposta dai pm lo scorso settembre nello stabilimento di Termini Imerese per effettuare un censimento delle singole postazioni informatiche presenti permise di scoprire il “software fantasma”, regolarmente indicato tra le spese rendicontate per un importo di circa un milione di euro, escluse le spese di manutenzione. Un programma che non era presente in nessuna delle 41 postazioni e che, pertanto, non era mai stato utilizzato dai dipendenti che, scrive il gip, “non erano neppure formati al loro utilizzo”.

“Quando ero a Torino – ha raccontato agli investigatori delle Fiamme gialle un ingegnere meccanico in servizio a Blutec dal marzo 2017 – ho sentito parlare di questa versione (del software, ndr) ma non l’ho mai vista installata presso Blutec Spa”.

Le dichiarazioni del consulente Bocca

Roberto Ginatta, presidente del consiglio di amministrazione di Blutec, “non si sognava di investire tutti quei soldi (i 21 milioni di euro stanziati dallo Stato attraversi Invitalia ndr) a Termini Imerese”. A sostenerlo è Giorgio Bocca, legale rappresentante della società Giomar, che forniva consulenza tecnica all’azienda.

Le sue dichiarazioni, rese ai magistrati, sono contenute nel decreto con il quale il Gip ha disposto il sequestro preventivo di 16,5 milioni di euro nei confronti dei vertici di Blutec. “Nei primi mesi del 2015, mentre mi trovavo presso gli uffici Blutec in Rivoli (Torino) – dichiara Bocca – all’atto di chiedere delucidazioni al dottor Roberto Ginatta circa i mancati pagamenti relativi ai miei compensi ho prospettato a quest’ultimo la circostanza per la quale, nel giro di poco tempo, sarebbero stati, erogati alla Blutec i primi, parziali importi dell’intero finanziamento. Alla mia considerazione rivolta a Roberto Ginatta circa il corretto utilizzo dei finanziamenti da destinare al progetto di riqualificazione, lo stesso mi diceva che non si sognava di investire tutti quei soldi nello stabilimento di Termini Imerese”.