Il boss latitante Matteo Messina Denaro era nascosto in Calabria

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Matteo Messina Denaro era nascosto in Calabria. Il boss latitante da più di trent’anni, si era rifugiato oltre lo Stretto per sfuggire alla caccia delle forze dell’ordine.

Messina Denaro – detto “u siccu” – ricercato dal 1993 si muove costantemente. A rivelarlo, in una intercettazione, uno degli arrestati nell’operazione “Anno Zero”, disposto dalla Dda di Palermo nel corso del quale sono stati fermati i fiancheggiatori che avrebbero favorito la latitanza del capomafia.

Nelle intercettazioni viene  detto che Messina Denaro “Era in Calabria ed è tornato”, avrebbe anche “incontrato cristiani” (ovvero persone, ndr).

Il “fermo – emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo – coordinata dal procuratore capo, Francesco Lo Voi – ricostruisce l’ultima rete di fiancheggiatori vicini, vicinissimi, al boss castelvetranese. Che comunica poco e si fa vedere il meno possibile. Due intercettati parlano e commentano un pizzino che sarebbe stato scritto dal boss, pizzino che però non sarebbe stato rinvenuto dagli investigatori: “Nel bigliettino è scritto… lo vedi? Questo scrive cosa ha deciso… quello ha detto”.

Il boss, infatti, a differenza dei suoi predecessori (ad esempio, Provenzano) avrebbe dato l’ordine di “distruggere immediatamente” i suoi biglietti. Dalle conversazioni intercettate si percepisce anche il malumore della madre di Matteo Messina Denaro: “La madre di Matteo … che lui non scrive si lamenta, lui deve scrivere .. vorrei vedere a te. Non gli interessa niente di nessuno”.