Caleca chiude le porte al Pd: “Proposta incompatibile con le mie scelte di vita”

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Amministrative a Palermo. Ci sarebbe un forte interessamento di alcune anime del Pd siciliano per candidare a sindaco del capoluogo dell’Isola, il noto avvocato palermitano Nino Caleca. Lo scrive oggi, nell’edizione siciliana, il quotidiano La Repubblica. Un pressing trasversale da varie anime del Pd, da Antonello Cracolici a Beppe Lumia, da Davide Faraone a Salvatore Cardinale. I dem vorrebbero candidare il legale ed ex assessore regionale all’Agricoltura nel governo Crocetta, per sfidare a viso aperto Leoluca Orlando ed evitare così accordi difficili e sempre traballanti con quest’ultimo.

Secondo quanto riportato da La Repubblica “a chiamare Caleca sono stati il sottosegretario Davide Faraone e il segretario provinciale dei dem, Carmelo Miceli. L’occasione “formale” era quella del classico scambio di auguri di Capodanno, ma alla fine il discorso è caduto su una semplice domanda: “Sei disposto a candidarti con noi, garantendoti che non faremo primarie puntando quindi tutto su di te?”  Al momento però la risposta di Caleca è stata chiara: “Non ho mai pensato a una candidatura del genere”.

A metà giornata però arriva il No di Caleca tramite l’agenzia Adnkronos: “Una proposta inaspettata, ma incompatibile con le mie scelte di vita e professionali”. Il “corteggiamento” del Pd, però, viene respinto dall’avvocato categoricamente. “L’esperienza nel Governo Crocetta (dove ha ricoperto l’incarico di assessore all’Agricoltura, ndr) – spiega – era temporanea e limitata  nel tempo”. Ben diversa, invece, la candidatura a sindaco. “E’ un incarico elettivo, che dura 5 anni e che pone responsabilità ben precise nei confronti dei propri elettori”. Insomma una scelta “irreversibile”, che interromperebbe “il mio percorso professionale e personale”.

La prossima tappa è la direzione del Pd, in programma giovedì prossimo. Alle 15 in via Bentivegna, a Palermo, le varie anime dem si riuniranno per cercare la quadratura del cerchio. O quanto meno per provare a farlo. Perché dopo aver incassato il No di Nino Caleca, il Pd cerca un nuovo nome in grado di conquistare elettorato moderato e voti in bilico. E di strappare consensi al sindaco uscente, Leoluca Orlando, che ha già fatto sapere di essere pronto a un bis. “Stiamo lavorando per trovare una soluzione unitaria che tenga insieme il centrosinistra di governo e quello classico. Sarebbe incomprensibile se il Pd non avanzasse una propria proposta” dice all’AdnKronos il segretario provinciale del Pd, Carmelo Miceli.

Così archiviata l’ipotesi Caleca l’orizzonte resta quello della società civile. “Abbiamo altre soluzioni in campo – assicura Miceli -, non necessariamente dirigenti di partito, ma nomi che abbiamo una buona presa sulla società civile e un impegno riconosciuto nel sociale”. Di quei nomi si discuterà giovedì prossimo quando i democratici proveranno a trovare una sintesi da proporre alla coalizione, in occasione del vertice in programma tra il 9 e il 10 dicembre.

E l’ipotesi di primarie di coalizione? “Se ci saranno più nomi in capo e se servirà a rendere più credibile il progetto e forte il candidato è un percorso possibile – dice -. I tempi ci sono, nel 2012 furono fatte a marzo”. Resta, comunque, una condizione imprescindibile per Miceli. “L’uomo solo al comando non serve – spiega -, occorre una squadra forte capace di dare vita a un progetto serio e credibile”.

Frecciata neanche troppo velata al professore Orlando, su cui una parte del partito sembra voler convergere. “Io credo che sia naturale per un partito come il Pd avere una propria candidatura – dice ancora Miceli -, se non ci sarà valuteremo tutte le ipotesi in campo nel rispetto di ruoli e identità. Perché i “fidanzamenti” non solo mai unilaterali e non possiamo sostenere candidati che non riconoscano il valore aggiunto del Pd”, assicura.

Il riferimento è proprio al primo cittadino, che in passato non ha fatto mistero della sua opposizione a un’alleanza con i democratici. Resta da capire se la posizione del professore muterà alla luce della nuova legge elettorale e della possibilità di ottenere la vittoria al primo turno con il sostegno delle liste.

“Il ballottaggio vedrebbe favorito il Movinmento 5 Stelle a prescindere dall’avversario”, dice Miceli, che invita le forze della sinistra a una riflessione. “Di fronte a un centrodestra che va verso la riunificazione, un centrosinistra in frantumi sarebbe una scelta perdente”. E le altre candidature in campo? “Greco (l’avvocato su cui punta il centrodestra, ndr) è una candidatura seria e credibile – dice -. Il M5s è un caso a sé, ma credo che i Cinque Stelle al governo siano un pericolo come dimostra quanto avviene a Bagheria, una delle città da loro amministrate. Quello che, invece, stento a capire – conclude il segretario dem – è l’elettorato di Ferrandelli (il ribelle del Pd che ha rinunciato allo scranno all’Ars e ha fondato un suo movimento I Coraggiosi): Fabrizio è a metà tra la protesta dei Cinque Stelle e il leaderismo di Orlando”.