Caso Antoci, la Commissione antimafia indaga su due poliziotti messinesi morti misteriosamente

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La misteriosa morte di due poliziotti coinvolti nel “caso Antoci” è rientrata negli atti dell’inchiesta della Commissione regionale antimafia sull’attentato subito dall’allora presidente del Parco dei Nebrodi.

I due poliziotti, il sovrintendente Calogero Emilio Todaro e l’assistente capo Tiziano Granata, morirono a distanza di un giorno l’uno dall’altro: Granata il primo marzo 2018 per arresto cardiocircolatorio, Todaro, l’indomani, a seguito di una leucemia fulminante.

Una coincidenza ritenuta, si legge nella relazione dell’Antimafia, “per lo meno strana” anche da Antoci tanto che anche il procuratore di Patti ha ribadito che “se un domani si alza un collaboratore che ci viene a dire x o y, sono sicuro che la procura di Messina sarà la prima a riaprire eventuali indagini”.

I due erano tra i più fidati collaboratori del vicequestore Daniele Manganaro, tanto che Granata si trovava alla guida della sua automobile la sera dell’attentato ad Antoci mentre Todaro intervenne poco dopo in qualità di responsabile della sezione di polizia giudiziaria del Commissariato di Sant’Agata e poi svolse delle indagini sull’agguato, in co-delega con la Squadra mobile di Messina. Durante le audizioni la Commissione ha scandagliato le attività dei due poliziotti, ascoltando anche la compagna di Granata, Lorena Ricciardello, che ha sollevato alcune perplessità “sul fatto che si tratti di due decessi per cause naturali”.

La donna ha ricostruito ciò che Granata le avrebbe confessato negli ultimi mesi di vita: “Tiziano era sempre preoccupato durante la sua attività lavorativa” ha detto, aggiungendo che “lui mi faceva i nomi di alcune persone che ce l’avevano con lui, che gli ostacolavano la carriera”. Poi la donna ha aggiunto che “c’e’ un vuoto nella giornata del 28 in cui non si hanno notizie di Tiziano, del suo telefono”. “La sera del decesso Tiziano mi ha risposto al telefono, per tutta la giornata il suo telefono era chiuso o mi rispondeva la segreteria”, ha detto la compagna di Granata, “però la telefonata mi è partita più volte la sera, intorno alle 20.00, 20.28, ed ero io che staccavo la chiamata, perché non sentivo parlare dall’altro lato. Io telefonavo a Tiziano e nel mio telefono risultava che avevano risposto dall’altro lato, i minuti scorrevano e non c’era nessuna voce. Allora io riattaccai e rifeci questa situazione per altre quattro volte, e per quattro volte mi è stato risposto”.

Ma sulla vicenda la Commissione presieduta da Claudio Fava ha ascoltato anche gli ex vicequestori Manganaro e Mario Ceraolo. I due funzionari, che si sono scontrati più volte sul caso Antoci, hanno fornito delle dichiarazioni discordanti tra loro.

Il primo (adesso in servizio a Tarquinia) ha affermato che “Ceraolo cercava di girargli intorno, girargli sotto casa”, mentre il secondo (adesso in pensione) ha negato di conoscere dove abitasse Granata, precisando che “mi risulta che Tiziano Granata fosse molto condizionato dalla figura di Manganaro”.

Poi durante la sua audizione Ceraolo ha rivelato un episodio inedito, appreso da alcune fonti tuttora riservate: un'”aggressione verbale” subita da Granata da parte di Manganaro che gli avrebbe contestato di aver “riferito delle cose che adesso vanno a smentire quello che io ho scritto nella mia annotazione”. E rispondendo alle domande del presidente Claudio Fava, che gli chiedeva la disponibilità di riferire ai pm le sue fonti, precisava che “se è necessario arrivare fino a questo punto, io dirò i nomi”.