Il tribunale dei ministri di Palermo che indagava Matteo Salvini per il caso della nave Diciotti, nel dichiararsi territorialmente incompetente, ha indicato in Catania la sede giudiziaria idonea a proseguire l’inchiesta.
La Procura del capoluogo siciliano, a cui i giudici hanno mandato il fascicolo, dovrà ora inviare le carte ai pm etnei perché li girino al tribunale dei Ministri del luogo. Salvini è indagato di sequestro di persona. Quello della competenza era il primo nodo da sciogliere. In via preliminare dunque i magistrati hanno stabilito che la presunta condotta illecita del ministro sarebbe partita nelle acque di Catania, dove la Diciotti è stata ferma per giorni in attesa del sì allo sbarco dei profughi, e non nel mare di Lampedusa, dove un primo gruppo di migranti in precarie condizioni di salute venne fatto approdare per quello che evidentemente i magistrati hanno ritenuto un mero scalo tecnico.
L’inchiesta a carico del ministro e inizialmente del suo capo di gabinetto Matteo Piantedosi, poi uscito dall’indagine, è partita ad Agrigento: i pm della città dei templi ritennero infatti che il reato fosse stato commesso nelle acque di Lampedusa. Ipotizzando il coinvolgimento di un esponente dell’esecutivo, furono costretti a passare la carte a Palermo che, come prevede la legge, mandò tutto al locale tribunale dei ministri.
Nei giorni scorsi il tribunale dei Ministri ha sentito alcuni funzionari del Viminale e ufficiali della Guardia Costiera per cercare di ricostruire la “catena di comando” attraverso cui passò il divieto di sbarco dei migranti trattenuti a bordo della Diciotti e stabilire così il luogo in cui il reato è stato consumato.
La risoluzione della vicenda era particolarmente complessa visto che il divieto del Viminale non è mai stato formalizzato attraverso ordini scritti. Per la vicenda Diciotti, Matteo Salvini, lo scorso 7 settembre, ha ricevuto un avviso di garanzia dalla Procura di Palermo per sequestro di persona.
Il tribunale, composto dai giudici Filippo Serio, Fabio Pilato e Giuseppe Sidoti, aveva 90 giorni per svolgere gli approfondimenti necessari a decidere se archiviare o mandare gli atti in procura perché si chiedesse l’autorizzazione a procedere al Senato a carico del ministro. I magistrati, alla luce delle testimonianze acquisite e dei dati raccolti, si sono fermati evidentemente a una valutazione preliminare ravvisando l’incompetenza territoriale e non approfondendo il merito.
Replica immediata alla notizia del ministro dell’Interno Matteo Salvini: “Incredibile, continua l’inchiesta su di me: sarei un sequestratore (rischio 15 anni di carcere) per aver fermato in mare una nave carica di immigrati. Ora l’indagine, partita da Agrigento, passerà da Palermo a Catania… Ma chiudetela qui e lasciatemi lavorare!”. (ANSA)