“Quando ho fornito il documento ai magistrati di Palermo e di Caltanissetta ho immediatamente rappresentato loro che si trattava di una fotocopia da me realizzata, sovrapposta, e in particolare, ho fotocopiato su un foglio dei post-it che erano già stato fotocopiati e che contenevano alcuni scritti a matita e vergati a mano da mio padre, Vito Ciancimino”.
Iniziano così le dichiarazioni spontanee rese da Massimo Ciancimino al processo sulla trattativa tra Stato e mafia. Il figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo, Vito Ciancimino, è arrivato in aula accompagnato dalle guardie penitenziarie, perché da alcuni mesi è finito in carcere per scontare una pena definitiva per calunnia. Ciancimino vuole dimostrare, fornendo queste dichiarazioni in aula, la “veridicità delle sue affermazioni e dei suoi documenti” consegnati in questi anni ai magistrati, sia di Palermo che di Caltanissetta. In particolare, oggi, fa riferimento a un documento consegnati ai magistrati nel 2009.
“Nello stesso foglio avevo scritto, di mio pugno, alcuni appunti – dice ancora Ciancimino – quindi, in buona sostanza, il documento da me prodotto, così come ho detto ai pm, conteneva documenti di provenienza diversa, alcuni scritti da me e altri da mio padre”. Al suo fianco il suo legale, Roberto D’Agostino. (Ter/AdnKronos)