Combattimenti a Tripoli, tensione alle stelle in Libia con la Francia che soffia sul fuoco. Ad evidenziare il ruolo di Parigi negli scontri in atto in queste ore è il generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica ed oggi presidente della fondazione Icsa intervistato dal quotidiano il Messaggero.
“La Libia si conferma un paese molto turbolento dagli equilibri precari o inesistenti, soprattutto quando c’è chi non si adopera per uno state building”. La Francia, spiega, “dovrebbe essere il paese che più si impegna per assecondare il cammino di ricomposizione. A nostro modo di vedere vanno raggiunte le condizioni affinché i libici possano indire elezioni e avviare una fase costituente, senza che altri fissino una data, in questo caso 10 dicembre. Il Paese non è pronto e simili mosse servono solo a favorire le opportunità del generale Haftar, sedicente leader della Cirenaica. Oltre ai disordini, ci sono anche le invettive contro il nostro ambasciatore, votato al raggiungimento di un equilibrio”.
Alla domanda sul perché la Francia ostacoli un ruolo italiano in Libia, Tricarico risponde: “Perché vede i propri interessi in pericolo, a cominciare da quelli energetici, e non tutelati da un nostro ruolo leader”.
Per quanto riguarda le soluzioni, Tricarico indica: “Preliminarmente l’intervento sui paesi sponsor, Egitto, Russia e Francia per Cirenaica, Turchia, Qatar e Arabia Saudita per l’ altra area. Oggi in Libia il potere è nebulizzato tra centri che identitariamente non si equivalgono e sono riconducibili a tribù, famiglie, etnie. Un riequilibrio dovrebbe passare per tutti questi centri di potere. C’è però un aspetto da valutare: l’ Italia è in grado di condurre il processo di stabilizzazione in Libia? Ai primi passi la Francia si frappone per vanificare i nostri sforzi. Non penso – afferma Tricarico – che il peso politico del nostro Paese sia tale da indurre la Francia a cambiare rotta. C’è anche un altro dato che emerge da questa vicenda. Nonostante le dichiarazioni congiunte e gli annunci di Bruxelles, è la dimostrazione che l’Unione europea non esiste, non ha una politica comune”.