Corruzione, l’assessore Turano: “Nicastri mi pagò campagna elettorale 2001”

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vito nicastri

“Conosco Vito Nicastri da 30 anni, è stato un imprenditore noto. Siamo stati anche soci, per un certo periodo, in affari. Nicastri ha pure finanziato la mia campagna elettorale, credo quella del 2001”. Lo ha detto oggi l’attuale assessore regionale alle Attività Produttive, Domenico “Mimmo” Turano, deponendo come teste al processo per corruzione e intestazione fittizia di beni all’ex parlamentare Paolo Arata, al figlio Francesco Paolo, al dirigente regionale Alberto Tinnirello e all’imprenditore Antonello Barbieri.

Il processo – che si celebra davanti alla quarta sezione del tribunale di Palermo, presieduta da Bruno Fasciana – scaturisce da indagine della Dda di Palermo che riguardava anche Vito Nicastri, definito il re dell’eolico e ritenuto uno dei finanziatori della latitanza del boss Matteo Messina Denaro.

Nella scorsa udienza era stato il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè a dire che “durante un incontro con l’assessore Turano nel luglio 2018, mi disse: lascia perdere questa cosa, c’è gente dietro che non mi piace”.

Oggi Turano ha affermato che, già durante la campagna elettorale e anche dopo – dietro impulso di alcuni professionisti di Calatafimi – si era schierato pubblicamente contro l’impianto che doveva sorgere nel territorio di Calatafimi Segesta. Cosa che ha ribadito, ha detto, nel corso di un primo incontro nello studio del presidente dell’Ars al figlio di Arata, Francesco Paolo.

Quando “incontrai Paolo Arata che mi riferì che forse il rallentamento subito dai progetti della Solgesta era dovuto al fatto che figurava come consulente Vito Nicastri che aveva avuto dei problemi riferii questa informazione a Miccichè”.

Turano, parlando di Nicastri, inizialmente ha affermato che “aveva avuto gravi problemi”. E’ stato il presidente del Collegio Bruno Fasciana che lo ha esortato a dire “con chiarezza a cosa fossero legati i gravi problemi di Vito Nicastri, senza timore. In quest’aula si può parlare liberamente non siamo mica a trent’anni fa”. Turano ha quindi precisato che “si trattava di associazione mafiosa come per altro riportato dalla stampa”.

Poco prima aveva deposto come teste un altro componente della giunta regionale, l’assessore al Territorio e ambiente, Toto Cordaro che ha confermato di avere ricevuto “decine e decine di messaggi da parte di Arata che si qualificava come responsabile nazionale del centrodestra per le energie rinnovabili”. Cordaro ha incontrato – ha ribadito – due volte Paolo Arata: una volta in assessorato e una seconda volta, per caso, all’Ars assieme all’assessore all’Energia, Pierobon. (Agi)