“Sicilian Ghost Story” che ha aperto oggi la Semaine de la Critique al Festival di Cannes e sarà in sala in Italia, sempre da oggi, con la Bim, è la storia del piccolo Giuseppe Di Matteo, sequestrato a 12 anni il 23 novembre 1993 su ordine di Giovanni Brusca nel tentativo di far tacere suo padre Santino Di Matteo, collaboratore di giustizia ed ex-mafioso. Il bimbo fu ridotto ad una larva e poi strangolato e sciolto nell’acido l’11 gennaio 1996.
Questa storia per Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, registi palermitani, è una “ferita aperta” ed hanno deciso di raccontarla a modo loro sotto forma di favola nera e d’amore che ricorda le atmosfere de Il labirinto del fauno.
Atmosfere cupe con protagonisti assoluti il ventre della terra vulcanica e i suoi misteri, cani feroci che sembrano usciti dal mondo degli inferi e, in contrasto, le facce pulite di due adolescenti che si amano. Lui è Giuseppe (Gaetano Fernandez del quartiere Zisa di Palermo) ricco ragazzino di tredici anni che ha una colpa imperdonabile e minacciosa (il padre assente e’ collaboratore di giustizia), lei Luna (Julia Jedlikowska, polacca palermitana), sua compagna di classe innamorata di lui da sempre, di un amore puro e contrastato (i suoi genitori non vogliono che frequenti il ragazzo).
Quando Giuseppe scompare, rapito per vendetta dalla mafia, Luna non si rassegna alla sua sparizione. Si ribella al silenzio e alla complicità che la circondano e pur di ritrovarlo, discende, tra sogno e realtà, nel mondo oscuro che lo ha inghiottito e che ha in un lago una misteriosa via d’accesso.
Il film, con il direttore della fotografia Luca Bigazzi, è liberamente ispirato al racconto “Un cavaliere bianco” di Marco Mancassola edito da Giulio Einaudi nel volume “Non saremo confusi per sempre”.