Poco prima delle sei l’Assemblea regionale siciliana ha approvato la prima legge di stabilità del governo Schifani. I lavori, condotti dal presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, hanno fatto segnare una no stop di venti ore. Alla fine, sono stati 38 i voti a favore, 24 i contrari. Per l’assessore all’Economia, Marco Falcone, la manovra si basa su “tre pilastri”: “La certezza dei conti, il sostegno all’economia della #Sicilia, l’ascolto di tutte le forze politiche e sociali. Non c’è un solo ambito socio-economico che non viene toccato dall’iniziativa della Regione Siciliana, in una logica interventista ed espansiva: occupazione, imprese, sanità, disagio sociale, famiglie, precari. E ancora investimenti su trasporti, turismo, sport e cultura. Nei prossimi giorni il via alle prime misure”.
Tra le pieghe della Finanziaria in discussione all’Ars, un premio per i Comuni che hanno rispettato il dettato normativo, eseguendo nell’ultimo decennio almeno cento
ordinanze di demolizione per edifici costruiti in zone di inedificabilità assoluta, o, comunque, “insistenti in aree con vincoli di inedificabilità discendenti da leggi nazionali o regionali o da strumenti di pianificazione territoriale”. È quanto previsto dal comma 19 dell’articolo 2 della legge di stabilità che ha avuto il via libera oggi a Sala d’Ercole. “Per questi enti virtuosi – dicono i parlamentari 5 stelle che hanno proposto la norma – è stata stanziata la somma di un milione di euro da ripartirsi proporzionalmente al numero di demolizioni eseguite”.
Invece è destinata a fare discutere la conferma della norma sugli adeguamenti Istat delle indennità per i 70 parlamentari siciliani. L’Assemblea regionale ha appena respinto, con voto segreto, un emendamento che prevedeva l’abrogazione della norma della legge che nel 2014 aveva introdotto l’automatismo della rivalutazione delle indennità al costo della vita. L’emendamento, al ddl stabilità in discussione, era stato presentato alla luce delle polemiche per gli 890 euro lordi in più in busta paga che gli onorevoli percepiranno quest’anno. A presentare l’emendamento, bocciato con 29 voti contrari e 24 favorevoli, è stato il deputato Cateno De Luca, del gruppo Sud chiama Nord, che ha parlato di “insopportabili ingerenze da parte di dirigenti nazionali di FdI su scelte che spettano all’Assemblea”. In aula c’è stato un dibattito acceso, durato quasi due ore.
Il deputato del Pd, Antonello Cracolici, ha difeso la norma, ricordando che l’adeguamento dei trattamenti economici per i consiglieri regionali c’è anche in altre Regioni e ha citato il Lazio, il Trentino Alto Adige, l’Umbria e la Sardegna. “Da 48 ore questo Parlamento subisce attacchi ingiustificati per un automatismo previsto da una legge di nove anni fa – ha detto Cracolici – Sono un uomo libero e non mi vergogno di dire che sono contro l’abolizione della norma e difendo l’autonomia di questa Assemblea”.
Sull’emendamento, attacco frontale di M5S a Cateno De Luca: “All’Ars va in scena la farsa, prima lo show di Cateno De Luca, che inneggia alla correttezza sua e dei suoi, e poi non vota, assieme ai deputati dei suoi gruppi, l’emendamento che avrebbe stoppato gli aumenti Istat, salvando di fatto l’aumento degli stipendi dei deputati Ars”. Lo afferma il capogruppo del M5S all’Ars Antonio De Luca. “La mancanza degli otto voti dei deputati di Sicilia Vera e Sud chiama Nord – dice De Luca – ha determinato la bocciatura dell’emendamento presentato dallo stesso Cateno De Luca, visto che la norma non è passata solo per 5 voti. É evidente a questo punto che l’azione fatta da Cateno De Luca era solo a scopo propagandistico e non mirava assolutamente a bloccare gli aumenti delle retribuzioni. Il bello è che nelle loro locandine i due gruppi asseriscono pomposamente che la vera opposizione sono loro: questa votazione perlomeno è servita a fargli buttare la maschera, speriamo serva anche ad aprire gli occhi ai siciliani”.
E sulle voci ricorrenti nei giorni scorsi relativi a possibili ingerenze e interferenze da parte di Giorgia Meloni o di Ignazio La Russa sull’emendamento, si registra l’intervento del presidente Galvagno: “La realtà è che l’automatismo che ha portato all’aumento delle indennità dei parlamentari ha suscitato in molti siciliani indignazione rispetto a una situazione di difficoltà di tanta gente”.