Firme false, Cinquestelle di Palermo nel panico chiesero aiuto… a Google

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I Cinquestelle di Palermo annaspavano e non avevano idea di come tirarsi fuori dagli impicci, da qui la ricerca nella rete e, infine le firme false. I militanti grillini nel panico si rivolsero alla Rete e persino a Google e Wikipedia per capire come risolvere i dubbi tecnici legati alla presentazione delle liste per le amministrative di Palermo del 2012.

Il risultato fu disastroso, la lista presentata con le firme ricopiate in fretta e furia, per rimediare a un errore sul luogo di nascita di un candidato, Giuseppe Ippolito. Dall’esame delle e-mail che fra il 3 e il 4 aprile 2012, nei giorni del grande caos, militanti, candidati e attivisti si scambiavano, emerge la confusione più totale. Giulia Di Vita, alle 13.26 del 4 aprile 2012, manifestando il proprio sollievo per la riuscita dell’operazione, scriveva: “Noi sì che possiamo recuperare Palermo, abbiamo esperienza di tragedie sfiorate e gestite attivamente!”.

L’accusa sostiene che ad essere riuscita sarebbe stata solo la ricopiatura di circa 1200 firme a sostegno della lista per le elezioni nel Comune capoluogo dell’Isola. E per questo la Di Vita è stata indagata, assieme ad altre 12 persone, numero destinato ad aumentare.

Fra gli altri Cinquestelle di Palermo indagati – tutti rimasti in silenzio davanti ai pm – ci sono i parlamentari Riccardo Nuti e Claudia Mannino, l’attivista Samantha Busalacchi, l’avvocato Francesco Menallo e il cancelliere Giovanni Scarpello. Con la Di Vita interrogato pure Riccardo Ricciardi, il militante, marito di Loredana Lupo, altra deputata, che consegnò al Comune la lista dei candidati con le firme a sostegno. Lo scambio delle mail testimonia chi probabilmente c’era e chi no. Pochissimi i riferimenti espliciti all’operazione della ricopiatura, oggi ammessa da quattro dei protagonisti: Claudia La Rocca, Giorgio Ciaccio, Giuseppe Ippolito e Stefano Paradiso.

Giampiero Trizzino, ad esempio, stava facendo un master a Milano, ma alle 13.46 del 3 aprile scriveva cosi’: “Sono a Milano fino a stasera. Nell’ eventualità in cui non dovessi arrivare in tempo, vi lascio i recapiti” di un amico. Trizzino è oggi indicato come uno degli uomini della rifondazione grillina a Palermo e i pm lo hanno sentito come testimone, non da indagato. Fu la La Rocca a fare il punto delle “firme totali raccolte, 1995. Firme con data di rilascio o data di scadenza (dei documenti dei sottoscrittori, ndr) circa 1700, firme con data di scadenza circa 1400. A questo punto, che Dio ce la mandi buona! “Siamo una squadra fortissimi!””.

La Mannino rialimentò però i dubbi: “Sono venuti a mancare dei fogli… siete pregati di riportarli comunque… Sia se ci sono firme sia se non ci sono…”. Chi sicuramente non c’era, secondo chi indaga, era la nissena Azzurra Cancelleri, allora candidata a Palermo: lei, sorella di Giancarlo e attuale deputata nazionale, diceva che “oltre che dare consigli non posso fare”, perché lei non era in città.