ll ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha appena richiesto al Csm la destinazione del magistrato Roberto Tartaglia al ruolo di vicecapo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.
Roberto Tartaglia, 38 anni, nato a Napoli, attualmente consulente della commissione Antimafia, è stato per dieci anni sostituto procuratore della Repubblica a Palermo, dove è arrivato al primo incarico fino a far parte della Direzione distrettuale antimafia. Come un sogno per chi, come lui, fin da ragazzo è vissuto con il mito di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
A Palermo, Roberto Tartaglia è arrivato nel 2009, a 27 anni, dopo aver vinto due volte, piazzandosi secondo e primo, il concorso in magistratura: un’avventura cominciata con tanti fascicoli e una gavetta nelle indagini sui reati contro la pubblica amministrazione.
Ha seguito indagini e processi legati agli assetti mafiosi più attuali occupandosi di alcuni dei mandamenti più importanti del capoluogo siciliano. Nella sua carriera, in particolare, è stato delegato alla gestione di numerosi detenuti sottoposti al regime del 41 bis, fra questi: Salvatore Riina, Leoluca Bagarella, i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano; Antonio, Giuseppe e Salvatore Madonia; e Salvatore Lo Piccolo.
La “cooptazione” nel pool che conduceva l’inchiesta sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia lo ha proiettato negli scenari investigativi della grandi trame italiane, i misteri delle alleanze oscure tra eversione nera, Servizi deviati e criminalità organizzata che lo hanno sempre appassionato. Dottore di ricerca alla Seconda Università degli studi di Napoli in “internazionalizzazione delle politiche criminali e sistema penale”, dopo una serie di applicazioni è entrato a far parte della Direzione Distrettuale Antimafia dove si è occupato di indagini sui mandamenti mafiosi di Palermo. Titolare di decine di inchieste sui clan come “Apocalisse”, che con oltre 100 imputati ha fatto luce sugli assetti delle più potenti “famiglie” palermitane, tra cui quella dei corleonesi di Totò Riina, si è occupato di diversi filoni investigativi sulle ricerche del boss latitante Matteo Messina Denaro.
Una lunga esperienza nelle misure di prevenzione antimafia, a Palermo ha seguito la gestione di molti detenuti al 41 bis – Totò Riina, Bernardo Provenzano e Salvatore Madonia per citarne alcuni – e di collaboratori di giustizia di peso come Giovanni Brusca e Gaspare Spatuzza. Un lavoro che ha certamente pesato nella nomina a numero due del Dap decisa in un momento molto delicato per il Dipartimento.
La nomina di Roberto Tartaglia arriva, infatti, dopo le rivolte nelle carceri del mese scorso e, ora, le polemiche sulle scarcerazioni eccellenti di boss. Dal 2019 Tartaglia, che il Csm ha collocato fuori ruolo, è consulente della commissione Antimafia dove ha svolto lavori di inchiesta e di ricerca che hanno poi portato alla declassificazione e alla pubblicazione degli atti segreti dell’archivio della Commissione.
Dato tra i favoriti al vertice dell’Anac dopo Raffaele Cantone, amico e maestro di Tartaglia durante l’uditorio giudiziario a Napoli, il neo numero due del Dap ha recentemente collezionato una serie di esperienze all’estero: negli Stati Uniti, dove ha partecipato a un’iniziativa organizzata a New York dal “John Jay College of Criminal Justice”; in Montenegro e in Brasile, dove ha tenuto la relazione di apertura del Congresso Nazionale dei Pubblici Ministeri.