Il padre di Matteo Messina Denaro era il boss che disse “sì” alle strage di Capaci e via D’Amelio, lui quindi non c’entra. E’ questa la tesi difensiva dei legali del capomafia latitante da decenni accusato di essere il mandante di entrambi gli attentati.
“Alla fase preparatoria degli attentati di Capaci e via D’Amelio a Palermo c’era il padre Francesco e non Matteo Messina Denaro. Anche perché il padre è morto nel 1998 a seguito di un infarto. E quindi questo smentisce la tesi accusatoria secondo cui il padre si sarebbe ritirato in quanto soffriva di una grave malattia. Matteo Messina Denaro non era presente alle riunioni e quindi non diede il suo assenso per le stragi. Essendo vivo il padre, lui non aveva titolo ne’ per parteciparvi e neanche per esprimere un eventuale consenso”.
Gli avvocati Giovanni Pace e Salvatore Baglio, difensori di Matteo Messina Denaro, hanno sostenuto la tesi nella loro arringa difensiva nel processo che si celebra a Caltanissetta che vede il boss di Castelvetrano su banco degli accusati. Il pm Gabriele Paci ha chiesto l’ergastolo.