Leo Sutera, 68 anni, boss di Sambuca di Sicilia, fermato all’alba di lunedì dalla polizia, alle domande postegli dal gip di Sciacca, Rosario Di Gioia, che lo ha interrogato nel carcere Pagliarelli, si è avvalso della facoltà di non rispondere, preferendo rilasciare delle dichiarazioni spontanee. Sutera ha respinto le accuse di associazione mafiosa e ha negato di essere pronto a fuggire in Ungheria, come invece ritengono gli investigatori.
Riguardo alle frasi intercettate, rivolte ad uno dei suoi picciotti, di nazionalità tunisina, al quale ha detto: “appena finisce questa storia me ne voglio andare all’estero, non ci voglio stare più qua. In Ungheria vado, dove sono persone serie, compro una casa e vado a stare con mia moglie”, Sutera si è giustificato dicendo: “questa frase senza senso l’ho pronunciata nel marzo del 2017. Sono passati 19 mesi e se davvero volevo fuggire lo avrei fatto da tempo”.
L’uomo, assistito dall’avvocato Carlo Ferracane e considerato dagli inquirenti un fedelissimo del superlatitante Matteo Messina Denaro, ha inoltre affermato: “non mi sono affatto occupato di vicende di cosa nostra, mi sono solo premurato di fare lavorare delle maestranze e degli imprenditori che conosco da tempo. La mafia non c’entra”.
Il gip adesso, entro 48 ore dovrà decidere se convalidare il fermo, il cui unico presupposto insieme alla sussistenza del quadro indiziario è il pericolo di fuga, oppure applicare un’ordinanza di custodia cautelare. Sutera, secondo la Dda, era tornato a occupare il ruolo di capo di cosa nostra della provincia di Agrigento.