Il lato oscuro dello smart working lo scopre Giovanni Di Pisa della Uilpa-Entrate

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L’emergenza Covid-19 ha comportato per tanti impiegati pubblici il lavoro da casa, il cosiddetto smart working che seppur giudicato un successo da una grossa percentuale dei dipendenti, rischia di diventare per loro un vero e proprio un boomerang. Intervista a Giovanni Di Pisa, vice coordinatore nazionale Uilpa-Entrate, che fa emergere la doppia faccia di una medaglia che nasconde grosse criticità.

Da aprile 2020, lo Smart Working rappresenta il modello lavorativo di molti dipendenti pubblici, ma ad oggi come lo stanno vivendo i lavoratori?

“Indubbiamente tutte le iniziative messe in campo dall’Agenzia per contrastare la diffusione del virus, una volta giunte a regime, sono state accolte con estremo compiacimento. Proprio questo sentiment espresso dai colleghi, è testimoniato dalla stragrande maggioranza degli smart workers che hanno immediatamente messo a disposizione dell’Agenzia le proprie dotazioni informatiche e le connessioni personali e chi non era munito di strumentazioni tecnologiche ha speso di tasca propria mediamente 1.458 euro”.

Quindi, possiamo dire che c’è grande soddisfazione per il prolungamento fino al 31.12.2020 inserito dal DL del 14 luglio scorso.

“Non sarei cosi certo che la proroga a fine anno possa essere gradita da tutti i dipendenti dell’Agenzia delle Entrate”.

“E’ una riflessione sorprendente, sembra dettata dalla voglia di contraddire le affermazioni del prof. Ichino che ha definito “vacanza”, per i lavoratori pubblici, questo periodo. Può spiegarci meglio?

“Mi piacerebbe rispondere al signor Ichino ma, purtroppo, non ho abbastanza tempo disponibile. I dubbi sull’apprezzamento della proroga a fine anno dello smart working possono essere spiegati facilmente. Voglio essere chiaro: oggi, la grande maggioranza di chi lavora da casa non è in Smart Working. Sarebbe più opportuno dire che “lavora in remoto”.  Lo Smart Working è un’altra forma di lavoro agile ed è stato codificato con la legge 81/2017. Il DL 18/2020 e la circolare 2/2020 a firma del ministro della Funzione Pubblica, di fatto, cassano gli articoli che vanno dal 18 al 23, ovvero l’essenza del vero Smart Working. Cosi sono venuti a mancare gli accordi tra lavoratore ed Agenzia, il diritto alla disconnessione, i giorni, l’arco temporale all’interno del quale svolgere l’attività, il buono pasto ed altro ancora. Approfondire in questo breve arco di tempo non è facile quindi mi soffermo sulle criticità più diffuse. Molti di noi vivono in unità abitative che poco o nulla si adattano allo svolgimento di attività lavorativa in remoto per lunghi mesi, non hanno postazioni di lavoro tali da evitare problemi di salute. Postura non adeguata, problemi di vista, impossibilità di mantenere la necessaria concentrazione in maniera permanente durante le ore di lavoro, sono alcuni esempi delle cause che lasciano perplessi sul favore con il quale si potrebbe accogliere il permanere del lavoro in remoto”.

Certo, che questi pochi esempi ci portano ad una considerazione: ovviamente la produttività degli uffici si è abbassata di molto.

“Tutt’altro. Il cronico spirito di abnegazione delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Agenzia delle Entrate e, paradossalmente, l’assenza di regole sul lavoro remoto, hanno fatto sì che gli obbiettivi vengono comunque raggiunti ed a volte addirittura superati. Voglio ribadirlo con forza: i lavoratori, il sindacato, non hanno paura confrontarsi sul tema della produttività, sugli obbiettivi da raggiungere. La Uilpa, attraverso le parole del segretario generale Nicola Turco, il neo segretario della Uil, PierPaolo Bombardieri, sin dalla sua prima uscita ufficiale hanno stimolato le istituzioni al confronto sul tema della resa produttiva dei dipendenti pubblici. Noi come Coordinamento Nazionale Uilpa Entrate, rappresentato da Renato Cavallaro, non perdiamo occasione per ricordare all’amministrazione di essere da sempre pronti ad intraprendere il percorso della misurazione dell’attività lavorativa”.

Eppure da utenti, collettività, PMI, giungono lamentele sui tempi di evasione delle pratiche, sui rimborsi, sull’accedere ai servizi, cosa diciamo a costoro?

“Non è superfluo sottolineare che il lavoro da remoto non ha colmato l’esistenza di un organico inadeguato. I lavoratori dell’Agenzia delle Entrate sono in continua diminuzione e per quanto riguarda l’organizzazione dei servizi da rendere non è in capo al singolo funzionario ma alla dirigenza”.

“Da quanto stiamo appurando sembrerebbe che lo Smart Working non sia quell’isola felice che qualcuno descrive. A questo punto è legittimo aspettarsi un’iniziativa del sindacato. Cosa state facendo?”

“Da diverse settimane stiamo sollecitando l’amministrazione centrale ad avviare un confronto per stabile regole all’interno delle quali svolgere il lavoro sia in smart working, che materialmente in ufficio, stiamo chiedendo un’applicazione in toto della circolare 2/2020 del Ministro della Pubblica Amministrazione. Organizzare un’attività che sta assumendo, sempre di più, i contorni di “ordinarietà e stabile”, previo confronto con le Organizzazioni Sindacali, non lo dico io ma il ministro Fabiana Dadone. Chiediamo all’Agenzia, nel rispetto dell’Accordo che abbiamo sottoscritto con l’amministrazione, in data 30.04.2020, di favorire coloro che chiedono volontariamente di rientrare in presenza, giornalmente o anche a giorni alterni, a rotazione, senza l’obbligo di specificare le motivazioni per le quali si chiede il rientro. Porre in essere tutti i necessari accorgimenti affinché, tutti i dipendenti che lo richiedano possano operare in regime di coworking (condivisione di un ambiente di lavoro, ndr), operando da sedi dell’Agenzia più vicine alla residenza. Che si tenga conto anche delle differenti realtà regionali e delle disposizioni delle istituzioni locali. Ritengo indispensabile giungere ad un accordo tra sindacato e Agenzia delle Entrate per evitare che il perdurare delle attuali modalità di lavoro agile, assuma l’amaro sapore di un conveniente risparmio per l’amministrazione, ma di aggravio sulle economie delle famiglie dei dipendenti. Alla luce delle ultime disposizioni sulle misure anti Covid – 19, che riguardano il pubblico impiego, non abbiamo alcun dubbio sulla necessità di avviare un confronto che sia sviluppato nell’interesse della collettività, delle PMI, dei liberi professionisti, oltre che delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Agenzia delle Entrate e della stessa immagine dell’Agenzia”.