Il Ponte sullo Stretto per collegare la Sicilia all’Italia e all’Europa

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L’argomento è tra i più gettonati da decenni: essere o non essere si potrebbe dire, fare o non fare il Ponte sullo Stretto di Messina che collegherebbe la Sicilia al resto dello Stivale e dell’Europa. All’indomani dell’approvazione in Consiglio dei Ministri del decreto che ridà vita alla società Stretto di Messina, si prevede per luglio 2024 la progettazione esecutiva e l’inizio dei lavori dell’opera strategica e simbolica mai voluta dagli ambientalisti per ragioni di ecosostenibilità. Un’infrastruttura di grande impatto economico vista da alcuni come una cattedrale nel deserto considerando il resto delle infrastrutture siciliane, dal binario unico ferroviario alle autostrade gruviera.

Anche se la battaglia parlamentare sarà lunga e complicata, il Ponte dopo il decreto potrebbe diventare una realtà: un’opera con una campata unica di tre chilometri che collegherà la Calabria con la Sicilia, un traffico stimato di seimila veicoli all’ora e duecento treni al giorno, un modello di sviluppo per l’intero Paese. I costi potrebbero superare i 12 miliardi di euro, il doppio del 2008, e potranno essere pagati con i pedaggi e con contributi statali, comunitari e regionali.

Al Teatro Massimo di Palermo si è svolto ieri l’evento “Il Ponte sullo Stretto, una sfida necessaria” nato dalla collaborazione tra Fondazione Magna Grecia e Fondazione Sicilia, dedicato a un tema cruciale per lo sviluppo del Mezzogiorno. “Basta Italia a due velocità – ha detto il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani – siamo alla vigilia di una grande evento e la Regione si impegnerà anche economicamente per quello che può, vigileremo sui tempi”. A sostenere queste parole anche il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto: “Con Schifani ormai ragioniamo quasi come una macroregione. Il ponte attrarrà altri investimenti per le infrastrutture. Questa è la stagione dei fatti, Sicilia e Calabria possono diventare davvero uno hub europeo nel Mediterraneo”.

Alla manifestazione è intervenuto anche il sindaco di Palermo. Roberto Lagalla: “Il ponte definisce finalmente il ruolo del Mezzogiorno d’Italia e della Sicilia non solo a completamento del corridoio tra l’Europa e la Sicilia, ma restituisce all’Isola il ruolo di cerniera euromediterranea”.

Il ponte porta con sé una serie di sfide sociali, economiche, infrastrutturali e politiche. “Siamo pronti a farlo – ha detto il presidente della Fondazione Magna Grecia, Nino Foti – l’opera è indispensabile, se necessario si deve applicare il ‘metodo Genova’ e snellire le procedure burocratiche. Negli ultimi ‘50 anni abbiamo assistito solo a chiacchiere, l’opera si poteva fare. È stata bloccata non per un problema tecnico ma politico. In commissione Trasporti – ha continuato – ho chiesto anni fa una commissione d’inchiesta per capire cosa avesse bloccato la costruzione del ponte per tutto questo tempo. Oggi siamo a Palermo per dare un segnale di concretezza”.

A Foti fa eco Raffaele Bonsignore, presidente della Fondazione Sicilia: “I siciliani sono stanchi di anni di promesse elettorali, il ponte è un’occasione imperdibile, fondamentale perché la Sicilia superi la sua condizione di insularità. è È giunto il momento di passare dalle parole ai fatti, prendendo consapevolezza che questa grande opera può e deve essere realizzata, non soltanto a beneficio della Sicilia, ma di tutta l’Italia”.

Una giornata di discussione e incontri tematici quella palermitana, un’analisi eterogenea che ha offerto diversi punti di vista e importanti spunti di riflessione sulla centralità dei grandi investimenti in infrastrutture e mobilità nel Mezzogiorno, anche in considerazione delle prospettive connesse all’attuazione del PNRR.

Della sfida sociale hanno parlato l’amministratore della Società Ponte sullo Stretto, Vincenzo Fortunato, il rettore dell’Università di Palermo, Massimo Midiri, e il presidente e direttore editoriale della Società Editrice Sud, Lino Morgante. Tra i relatori anche il ministro per le politiche europee, la coesione e il PNRR, Raffaele Fitto.

“Le grandi opere sono sempre motore per le altre infrastrutture. Il ponte sullo Stretto in tutti questi anni non è stato fatto, ma non si sono realizzate neppure le altre opere – ha detto Maurizio Lupi, ex ministro dei Trasporti -. Le grandi opere accelerano la riqualificazione dei territori su cui passano, come l´Alta Velocità. Ma il vero problema è l´intermodalità. L’Italia deve tornare a essere collegata e il ponte sullo Stretto è un’infrastruttura fondamentale anche per il collegamento con l’Europa. Non si può continuare a costruire ferrovie e aeroporti che non sono collegati tra loro. Credo che questa sia la volta buona, basta avere la volontà politica”.

“Se non mettiamo la prima pietra con questa legislatura e con questi governi regionali allora dovremo dire addio al ponte – ha sostenuto Saverio Romano, deputato e vicepresidente della Fondazione Magna Grecia -. Basta girarci intorno, il ponte è prospettiva di futuro”.

La giornata di discussione è stata organizzata in partnership con il Gruppo Pubbliemme-Diemmecom, ViaCondotti21-LaCapitale, LaC Network e coordinata da Alessandro Russo, direttore editoriale del Network, e Paola Bottero, direttore strategico del gruppo.