”La visita del Santo Padre ci riempie di gioia per la sua attenzione a questo lembo di Sicilia, in linea con quelle periferie che gli stanno a cuore a Papa Francesco”. Lo ha detto il vescovo di Piazza Armerina, monsignor Rosario Gisana, a pochi giorni dalla visita del Papa, prevista il 15 settembre prossimo.
”Il territorio che coincide con la diocesi piazzese conosce da tempo un lento e progressivo impoverimento di risorse umane ed economico – ha spiegato il vescovo – La chiusura dello stabilimento Eni a Gela e di altre attività produttive ad esso legate, l’abbandono dell’agricoltura nell’entroterra, una disastrata viabilità continuano a penalizzare le risorse turistiche e culturali di cui è ricco il nostro territorio e a provocare emigrazione da parte di famiglie intere e soprattutto di giovani, privando i nostri paesi delle risorse migliori. Tutto ciò fa sì che le nostre contrade non possono essere una meta finale dove gli immigrati possano stabilirsi, quanto piuttosto un luogo di passaggio verso il nord o altri paesi europei. Tuttavia come comunità cristiana non siamo venuti meno al nostro dovere dell’accoglienza. Non si tratta di grandi numeri, ma di piccoli gesti simbolici” ha spiegato ancora il prelato.
La diocesi di Piazza Armerina ha messo a disposizione dell’accoglienza gratuitamente diverse strutture, proprio per rispondere all’appello che il Papa, a suo tempo ha rivolto alla Chiesa italiana e alle parrocchie: la casa Zingale-Aquino di Aidone, l’Ostello del Borgo ex istituto delle suore Salesiane a Piazza Armerina e la casa canonica interparrocchiale di Pietraperzia che al momento ospitano complessivamente circa 90 persone di diversa provenienza.
“Devo dire, che abbiamo avuti diversi episodi di intolleranza e ostilità verso gli immigrati per il clima sociale creatosi in questi ultimi tempi – ha concluso Gisana – avvelenato da strumentalizzazioni politiche che sfruttano il dramma della povera gente per costruire il loro consenso. Un fenomeno che direi estraneo alla tradizionale accoglienza che caratterizza la nostra gente”.