“Il futuro dei negozi di prossimità passa dalla “capacità di fare relazione” ma anche di “raccontare un prodotto e la sua storia”. Lo dice Renato Borghi, presidente di Federmoda, a Palermo per partecipare all’assemblea dell’associazione locale.
“Non ci difendiamo con le norme ma sarà la nostra capacità di adattamento a farci sopravvivere”, ha spiegato nel corso del suo intervento, in mattinata, nella sede di Confcommercio Palermo, “ancora oggi c’è bisogno di relazioni questo è il nostro punto di forza e il punto debole dell’online”.
“Dobbiamo essere capaci”, ha ancora spiegato Renato Borghi, “di raccontare il prodotto e l’azienda che lo produce, documentandoci su di essa”. Oggi, ha ricordato Borghi “il digitale è entrato a gamba tesa sul mercato, cambiando tutto e rivoluzionando tutto. E’ possibile anche per un piccolo negozio avviare una innovazione digitale. La Confcommercio ha gli strumenti per aiutare le imprese e le istituzioni sono sensibili. C’è stato un bando del Ministro Calenda sull’innovazione tecnologica e ci sono tante regioni che stanno investendo”.
Renato Borghi ha anche ricordato le difficoltà del settore con “i 20 mila negozi che hanno chiuso i battenti” negli ultimi anni ed ha richiesto interventi per “la fiscalità di vantaggio e per chi sta sotto un certo livello di fatturato”, ma anche “interventi per gli affitti”.
“Va messo mano ad una riforma fiscale, quale che si sia”, ha spiegato Renato Borghi, “bisogna ridurre la pressione fiscale e l’unico errore da non fare sarebbe quello di aumentare l’Iva”. Sulle aperture domenicali, poi Federmoda ha proposto un calendario di 24 chiusure obbligatorie.
“Serve una posizione di equilibrio tra le necessità dei consumatori e dei turisti che hanno diritto di avere un servizio durante le domeniche”, ha spiegato Borghi, “ma anche che consideri una serie di festività religiose e civili che fanno parte della cultura italiana e qualche domenica. Una regolamentazione alla quale bisogna arrivare tenendo in considerazione le difficoltà delle piccole imprese e le necessità di quelle più grandi che hanno investito sulla base del Decreto Monti”.