In una delle intercettazioni registrate nel corso delle indagini che hanno portato all’operazione “Anno zero” due presunti mafiosi giustificavano l’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo.
Il particolare ha particolarmente colpito gli investigatori, come ha spiegato in conferenza stampa il procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi: “Registriamo un dato grave e inquietante” dall’operazione che ha colpito i fiancheggiatori del boss latitante Matteo Messina Denaro, ha spiegato il magistrato.
“Nonostante in passato altri uomini d’onore non dissociati avessero espresso il loro disappunto per alcuni atti particolarmente gravi, ritenendo che gli stessi abbiano causato conseguenze negative, in questo caso – ha sottolineato Lo Voi – abbiamo una conversazione da cui emerge che non solo condividono ma supportano l’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, ritenendo che fosse una decisione corretta”.
Il piccolo, figlio del pentito Santo di Matteo, lo ricordiamo, fu sequestrato nel 1993, quando aveva 13 anni, tenuto segregato per due anni e nel gennaio del ’96 fu strangolato e poi sciolto nell’acido. Come responsabili diretti del rapimento e della sua morte sono stati individuati Enzo e Giovanni Brusca, Vincenzo Chiodo e Giuseppe Monticciolo. Ma sono oltre cento i mafiosi condannati per il barbaro episodio, tra loro il boss corleonese Leoluca Bagarella.