La mafia uccide solo d’estate: Gippetto tra i protagonisti della fiction

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La mafia uccide solo d’estate: tra i cinque ragazzini che interpretano ruoli abbastanza impegnativi nella fiction tv, tratta dall’omonimo film d’esordio di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, in onda da lunedì 21 novembre su Rai Uno, c’è anche il tredicenne palermitano Enrico Gippetto.

Prodotta da Wildside con RaiFiction, la serie “La mafia uccide solo d’estate” di Luca Ribuoli – scritta da Stefano Bises, Michele Astori e Michele Pellegrini – interpretata da Claudio Gioè, Anna Foglietta, Francesco Scianna (lo zio guardia forestale che non ha mai lavorato), Angela Curri, Valentina D’Agostino, Nino Frassica, Nicola Rignanese nei panni di Boris Giuliano, è un capolavoro di ironia e intelligenza.

Enrico Gippetto, attore in erba, calca le scene da quando aveva appena 5 anni, infatti, ha cominciato esibendosi negli spettacolini scolastici. E i genitori, ravvisando in lui una certa predisposizione e una notevole passione, lo hanno iscritto a diversi corsi di recitazione. Enrico ha così avuto qualche piccola parte in teatro e in un cortometraggio. E questo giovanissimo talento, pervaso dal sacro fuoco dell’arte, che coltiva anche altri hobbies come lo skateboard e la mountain bike, risponde alle domande da attore consumato.

Enrico, nella serie TV interpreti Fofò, chi tipo è il tuo personaggio?

“Da come lo vedo io, è un po’ sbruffone, è il classico “figlio di papà”, sempre attento a vestirsi bene e anche un tantino opportunista nei rapporti con i coetanei. Ma, in fin dei conti, è una figura positiva, anche se a volte risulta un tantino antipatico. Però mi sono molto divertito ad interpretarlo e secondo me è uno dei personaggi più belli della serie”.

Cosa ti emoziona quando reciti e cosa invece non ti piace?

“In teatro mi emoziona molto osservare dal palco il pubblico che mi guarda e avere i riflettori puntati su di me. La cosa che non mi piace è l’ansia prima di andare in scena. In teatro sei più spontaneo, mentre nel cinema devi seguire strettamente il copione e ascoltare tutto quello che ti dice il regista”.

Enrico, ma la tua è una passione passeggera o pensi da grande di volere fare l’attore?

“Passeggera non direi proprio. Spero di fare l’attore come lavoro, perché trasformare questa mia passione in un lavoro sarebbe molto bello”.

E con la scuola? Come concili i tuoi impegni, e cosa ti dicono i compagni?

“Quest’anno faccio il primo anno di liceo scientifico. I miei compagni per ora scherzano molto su questa cosa, la stanno prendendo a babbio, ma penso che quando vedranno la prima puntata cambieranno opinione e magari mi chiederanno di fare qualche foto con loro”.

Cosa hai imparato recitando in questa fiction?

“Tante cose, a volte è stato difficile fingermi triste quando magari in quel momento invece ero felice. Dovevo essere ciò che non sono, ma credo di esserci riuscito”.

E sulla mafia cosa hai imparato? Se ti chiedessero cos’è la mafia come risponderesti?

La mafia è un ambiente da cui bisogna stare alla larga, con persone da evitare”.  E allora Enrico, alias Fofò, in bocca al lupo per la tua carriera.