La Procura della Repubblica di Agrigento ha aperto un’inchiesta sui due incendi dolosi appiccati ai barconi dei migranti – in due punti diversi e distanti, uno in un deposito di Cala Ponente e uno a Cala Salina – a Lampedusa. Sulla natura dolosa dei roghi non sembrano esserci dubbi. Per tutta la notte diverse squadre dei vigili del fuoco e i carabinieri hanno lavorato per avere ragione del vasto fronte di fuoco con altissime lingue di fumo nero visibili anche a distanza.
A rallentare le operazioni di spegnimento, da parte dei 15 pompieri in servizio, anche un problema tecnico perché alle 5 è finita l’acqua a disposizione del distaccamento aeroportuale dell’isola. I vigili del fuoco iniziato dunque a riempire le autobotti direttamente dal mare e solo all’alba hanno ultimato le operazioni di spegnimento. Sono in corso sopralluoghi e ispezioni per appurare, l’eventuale presenza sul posto di persone che potevano essere rimaste vittime dei roghi; verifiche imposte dalla procedura che hanno dato esito negativo. Ispezioni necessarie anche a stabilire il tipo di incendio. Al lavoro, per tutta la notte, anche i carabinieri della stazione di Lampedusa. Si stanno occupando loro delle indagini predisposte dalla Procura della Repubblica di Agrigento che durante la notte ha aperto un’inchiesta a carico di ignoti.
“Metteremo tutto l’impegno possibile per fare luce su questi episodi di intolleranza che non rendono giustizia alla solarità del popolo di Lampedusa e che possono danneggiare seriamente il turismo, fonte di ricchezza dell’isola – ha detto il procuratore aggiunto Salvatore Vella – . Lampedusa non può diventare un luogo di guerriglia urbana”. Delle indagini si stanno occupando i carabinieri.
“C’è un disegno preciso per alimentare un clima di tensione e soffiare sul fuoco di una situazione già difficile per la nostra isola”. Il sindaco di Lampedusa, Totò Martello, commenta così i due incendi dolosi che sono stati appiccati in nottata nelle aree dove vengono stoccati i vecchi barconi utilizzati dai migranti per le loro traversate e che stanno mettendo a dura prova le squadre dei vigili del fuoco presenti sull’isola.
Il sindaco Totò Martello ricorda anche l’altro episodio avvenuto appena tre giorni fa, quando alcuni sconosciuti hanno “imballato” con sacchi di plastica e nastro adesivo la Porta d’Europa, il monumento dell’artista Mimmo Paladino inaugurato il 28 giugno 2008 per celebrare lo spirito d’accoglienza dell’isola nei confronti dei migranti. “C’e’ una strategia precisa – sottolinea – per destabilizzare Lampedusa. Si tratta di persone che non improvvisano ma che sanno come muoversi. Non so di chi si tratta, altrimenti li avrei già denunciati. Di sicuro dobbiamo mantenere alta la guardia. Lo Stato deve riaffermare la sua presenza sull’isola e lo deve fare anche attraverso azioni concrete”.
Gli incendi delle imbarcazioni dei migranti a Lampedusa rappresentano “un grave gesto alimentato da qualcuno che ha interesse a destabilizzare il clima politico e di convivenza civile sull’isola”. Lo afferma in una nota l’eurodeputato e vicepresidente della Commissione Libe a Bruxelles, Pietro Bartolo (S&D). Bartolo aggiunge che “da anni i lampedusani, che vivono e vogliono continuare a vivere di turismo, aspettavano che quelle barche venissero rimosse. La situazione è molto tesa, probabilmente dovuta al disagio conseguenza della crisi economica e sociale. Ma tutto questo non rappresenta i lampedusani, che al contrario hanno espresso una condanna unanime per questo gesto”. “I lampedusani – prosegue il parlamentare europeo – aspettano di far ripartire le loro attività e non ci sono le condizioni, a cominciare dalla questione dell’insufficienza dei collegamenti aerei per raggiungere l’isola”.
“Non siamo di fronte ad atti di violenza”. Lo afferma l’europarlamentare della Lega, Francesca Donato. Si tratta, invece, “di un segnale di allarme che dovrebbe far svegliare il Ministro dell’Interno e tutte le autorità competenti sul fatto che i quotidiani sbarchi di clandestini stanno sfiancando la resistenza dei Lampedusani, lasciati soli a gestire un afflusso incontrollato di individui a cui lo Stato destina risorse illimitate, mentre lascia alla fame migliaia di cittadini italiani”. Donato denuncia “l’indifferenza del governo e del sindaco”, indicando negli incendi “solo il primo segnale di una situazione allo sbando. Lasciare una comunità in balia del traffico di esseri umani, trattando le sue coste come discariche e ignorando ogni richiesta di ripristino della legalità da parte dei suoi cittadini, non può che condurre a reazioni incontrollate. I siciliani non ne possono più e se ci saranno degenerazioni violente – conclude Donato – questo governo ne sarà l’unico responsabile”.
“Ferma condanna degli atti incendiari della scorsa notte a Lampedusa che fanno seguito ad altri gravissimi episodi dei giorni scorsi”: lo ha dichiarato in una nota il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, riferendosi agli incendi di barconi avvenuti la scorsa notte sull’isola siciliana. “Il Viminale sta profondendo ogni sforzo per affrontare la difficile situazione dell’isola a seguito della pressione migratoria nel Mediterraneo. Lo Stato c’è. Dobbiamo individuare i responsabili che tentano di alimentare tensioni e offendono la solidarietà e la generosità della comunità lampedusana”, ha aggiunto la titolare dell’Interno.
In mattinata è giunto sull’isola il ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Giuseppe Provenzano. Una visita decisa proprio dopo lo “sfregio” alla Porta d’Europa: “La generosità, la dignità, il rispetto dei diritti umani che la comunità di Lampedusa ha tenuto alta in questi anni, per l’Italia intera – aveva scritto il ministro in un post su Facebook – non lasceranno spazio all’odio dei pochi vili che hanno deturpato il monumento simbolo dell’accoglienza”.
Il Ministro per il Sud Provenzano ha trascorso un’intera giornata a Lampedusa per osservare da vicino il momento di grave tensione che si respira sull’isola. Provenzano, insieme col vicepresidente della Commissione LIBE al Parlamento Europeo, Pietro Bartolo, e al sindaco di Lampedusa e Linosa, Totò Martello, ha visitato l’hotspot che accoglie i migranti giunti dalle coste del Nord Africa. Nel pomeriggio Provenzano e Bartolo si sono recati alla porta d’Europa, opera dell’artista Mimmo Paladino, “impacchettato” nei giorni scorsi in segno di protesta contro gli sbarchi nelle coste lampedusane. Il Ministro ha inoltre incontrato, in due distinti momenti, l’amministrazione comunale e gli imprenditori dell’Isola per ascoltare le difficoltà legate al rilancio del turismo dopo il lockdown imposto dalla pandemia.
“Sono venuto a Lampedusa – ha dichiarato il Ministro Provenzano – per portare la vicinanza delle istituzioni a una comunità offesa da questi gesti, una comunità che ha tenuto alti in questi anni l’onore e la dignità dell’Italia intera e dell’Europa. Lo Stato non si lascia intimidire da questi gesti, la magistratura assicurerà i colpevoli alla giustizia. Ma lo Stato italiano ha un debito nei confronti di quest’isola, che deve essere riconosciuto con vicinanza, attenzione, soprattutto in questa fase difficile di ripartenza. Anche Lampedusa deve ripartire, assicurando collegamenti e condizioni di sicurezza e vivibilità a chi viene da fuori, e a chi ci vive ogni giorno. Quest’Isola deve tornare a splendere. Questa è un’isola di luce, non l’isola dei roghi”. Ancora, a proposito dei gravi incendi che la scorsa notte hanno coinvolto i siti di stoccaggio delle imbarcazioni dei migranti, Bartolo ha ribadito come si sia trattato di un “gesto vile e inaccettabile che non fa parte della storia di Lampedusa e dei lampedusani”.