Mafia: a Bagheria i carabinieri smantellano il clan mafioso, 8 arresti

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Blitz dei carabinieri a Bagheria, da sempre luogo strategico di Cosa nostra. Con l’operazione “Persefone”, all’alba, i militari dell’Arma, coordinati da un pool di magistrati guidati dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, hanno anche neutralizzato quello che poteva essere un omicidio di mafia, smantellando anche il clan bagherese.

Un uomo, nonostante gli “avvertimenti”, aveva continuato a sfidare i vertici mafiosi. I carabinieri del comando provinciale di Palermo hanno eseguito un provvedimento di fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia nei confronti di 8 indagati, accusati a vario titolo di associazione mafiosa e finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione e vendita di armi clandestine, estorsione, lesioni aggravate, maltrattamenti, reati aggravati dalle modalità mafiose.

I carabinieri del nucleo investigativo – attraverso intercettazioni ambientali, telefoniche, telematiche e veicolari – hanno delineato il nuovo organigramma della famiglia mafiosa di Bagheria. Ricostruiti gli interessi dell’organizzazione nel traffico e spaccio di stupefacenti, nella gestione dei centri scommesse e nelle estorsioni. E’ stato accertato che il capo della famiglia mafiosa aveva disponibilità di armi ed è stato anche individuato un imprenditore edile, ritenuto storico prestanome dei vertici della famiglia mafiosa.

Secondo le indagini dei carabinieri, l’autorità del boss di Bagheria Massimiliano Ficano, 46 anni, sarebbe stata messa in discussione da Fabio Tripoli. Tripoli, apparentemente estraneo al contesto mafioso, ubriaco e spesso intemperante, si era permesso di sfidare pubblicamente il capo mafia. La reazione contro l’affronto non era tardata. Ficano avrebbe incaricato alcuni affiliati di picchiare Tripoli. Un violento pestaggio che provocò alla vittima un trauma cranico e la frattura della mano.

Nonostante l’aggressione, Tripoli avrebbe continuato a sfidare il capo mafia armandosi con una accetta e dicendo in giro di essere intenzionato a dare fuoco a un locale inaugurato dallo stesso Ficano. Un affronto che il boss decise di lavare con il sangue. Per cercare di costruirsi un alibi, dopo aver dato l’ordine di uccidere il “ribelle”, Ficano si allontanò da Bagheria, anche per prepararsi alla fuga visto il pericolo di essere arrestato.

Con Massimiliano Ficano, nuovo boss di Bagheria, sono stati fermati anche i suoi uomini più fidati: Onofrio “Gino” Catalano, 44 anni, Bartolomeo Antonino Scaduto, 26 anni, Giuseppe Cannata, 37 anni, Salvatore D’Acquisto, 40 anni, Giuseppe Sanzone, 54 anni, e Carmelo Fricano, 73 anni e Fabio Tripoli, 31 anni.

Nel corso delle indagini sarebbe emerso il ruolo dell’anziano imprenditore edile Carmelo Fricano (detto “Mezzo chilo”), ritenuto vicino alla famiglia mafiosa di Bagheria e in particolare allo storico capo mandamento detenuto Leonardo Greco. In passato, infatti, diversi collaboratori di giustizia hanno indicato Fricano quale “prestanome” di Greco, e inserito nell’associazione mafiosa. Le indagini hanno consentito di raccogliere una serie di elementi nei confronti dell’imprenditore edile adesso indagato per associazione di tipo mafioso.