Mafia, Contrada: “Finché avrò fiato lotterò per avere giustizia”

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“Lotterò per avere giustizia finché avrò fiato, non mollo. Non mollerò mai. Non posso permettere che io muoia e lasciare ai miei figli e ai miei nipoti un nome infangato”. E’ lo sfogo dell’ex numero due del Sisde Bruno Contrada, all’uscita dell’aula di giustizia del Tribunale di Palermo dove il suo legale, l’avvocato Stefano Giordano, ha chiesto la revoca della condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa.

L’ex poliziotto della Squadra mobile di Palermo, che ha già scontato la pena a dieci anni di carcere, chiede ai giudici della prima sezione della Corte d’Appello di annullare la sentenza in virtù della decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo che ad aprile aveva stabilito che Contrada non doveva essere condannato perché il reato di concorso esterno, negli anni in cui gli viene contestato, non sarebbe stato codificato in maniera chiara. A 85 anni, con il passo lento, aiutato da un bastone, Contrada oggi si è ripresentato al Palazzo di giustizia più battagliero che mai.

“Non mollo – dice in una intervista all’Adnkronos – Non posso mollare perché voglio avere giustizia”. Alla domanda su cosa si attenda dalla Corte d’appello di Palermo, dice: “Non ho più il diritto di sperare, di pensare…”. Ma subito dopo aggiunge: “Non mi fermerà nessuno finché avrò vita. Lotterò e continuerò a farlo finché sarò vivo”. Poi parlando della richiesta di revoca della sentenza di condanna, spiega: “Ho deciso, con il mio avvocato Giordano, di rivolgermi alla Corte d’appello di Palermo nella speranza di avere quella giustizia che mi è stata negata in Italia e che mi è stata riconosciuta in sede europea. In base all’articolo 46 della Convenzione internazionale chiedo che quella sentenza venga applicata”.