Mafia: dopo aver visto la reliquia di S. Rosalia in carcere si pente Andrea Lombardo

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Si è pentito dopo che l’arcivescovo di Palermo ha portato in carcere la reliquia della Santa patrona di Palermo, Santa Rosalia, nel carcere di Pagliarelli. Lo ha raccontato il nuovo collaboratore di giustizia Andrea Lombardo, 37 anni, interrogato dai magistrati.

Il figlio del boss di Altavilla Milicia, Francesco Lombardo, ha detto di aver cominciato a pensare alla collaborazione con la giustizia già nel 2017, ma di essersi fermato perché non gli era stato consentito di parlare col padre, in carcere, per confrontarsi con lui.

I due sono, infatti, entrambi detenuti per mafia e imputati a piede libero dell’omicidio dell’imprenditore Vincenzo Urso, ex fidanzato della sorella di Andrea e figlia di Francesco Lombardo: proprio a causa dell’imputazione comune avevano il divieto di incontrarsi.

La decisione finale di parlare con i pm fu presa invece l’8 luglio scorso, quando, nei giorni del “Festino” di Santa Rosalia, l’arcivescovo del capoluogo siciliano, monsignor Corrado Lorefice, portò al carcere di Pagliarelli una reliquia della cosiddetta “Santuzza”. Con lui c’era don Filippo Sarullo, che era stato parroco ad Altavilla – e oggi lo è nella cattedrale di Palermo – e conosceva Lombardo.

Sarullo e Lombardo scambiarono qualche parola e l’ex mafioso si sentì toccare dalla conversione. L’arcivescovo aveva organizzato un pellegrinaggio con il reliquiario di Santa Rosalia, facendo il giro delle carceri della diocesi. A fine estate Lombardo aveva avviato i primi approcci con i carabinieri, il 22 ottobre il primo interrogatorio col pm Francesca Mazzocco.