Mafia e droga, arrestati i fiancheggiatori del narcotrafficante mazarese Vito Bigione

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vito bigione

Individuati e arrestati i fiancheggiatori del pregiudicato mazarese Vito Bigione, catturato nella città romena di Oradea nell’ottobre 2018 nel suo tentativo di sottrarsi ad una condanna di oltre 15 anni per narcotraffico.

Nel blitz della polizia sono state eseguite sei misure cautelari. Le indagini della polizia a Mazara del Vallo, Bologna e Imola, dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, hanno permesso di identificare un gruppo di persone, tra cui alcune del tutto insospettabili, che, in vari modi e con ruoli diversificati, avevano dato alloggio, favorito la fuga all’estero e fornito assistenza, economica e non, al latitante. Tra di esse un’infermiera professionale bolognese che lo aveva curato e che comunicava con lui tramite schede telefoniche intestate a stranieri, una donna romena, anch’essa residente in Emilia, ed una connazionale governante del fuggitivo.

Le attività investigative erano state avviate allorché Bigione, soprannominato il “commercialista”, da sempre considerato un broker professionista nell’organizzazione dei traffici di droga con la Colombia aveva fatto perdere le sue tracce nel luglio 2018. Un curriculum criminale, quello del pregiudicato mazarese, caratterizzato già da diverse condanne per narcotraffico internazionale risalenti già agli anni ’90, che lo avevano portato già in precedenza alla latitanza in Namibia, dove aveva riorganizzato fiorenti traffici illeciti di sostanze stupefacenti utilizzando pescherecci d’altura.

La sua stretta vicinanza alla potente famiglia mafiosa degli Agate di Mazara del Vallo, concretizzatasi nella partecipazione ad ingenti importazioni di droga dal Sudamerica, cui avevano preso parte anche esponenti delle cosche della ndrangheta di Platì, lo avevano portato anche ad essere inizialmente sottoposto ad indagini per il delitto di associazione mafiosa presso il Tribunale di Locri.

Documentate frequentazioni con personaggi di spicco di Cosa Nostra, considerati vicini al latitante Matteo Messina Denaro ne testimoniano la contiguità agli ambienti mafiosi mazaresi.