Mafia: provvedimento di fermo per 21 fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro

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Operazione Anno Zero alle prime luci dell’alba con provvedimento di fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Palermo nei confronti di 21 presunti affiliati alle famiglie mafiose di Castelvetrano, Campobello di Mazara e Partanna (Trapani). I mandamenti colpiti sono quelli di Castelvetrano e Mazara del Vallo.

Nell’ambito della stessa operazione, coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Claudio Camilleri, Gianluca De Leo, Francesca Dessì, Calogero Ferrara, Carlo Marzella e Alessia Sinatra, un provvedimento restrittivo è scattato ovviamente nei confronti dello stesso Matteo Messina Denaro.

Il blitz è scattato perché si correva il serio rischio che qualcuno dei destinatari dei provvedimenti si desse alla fuga e che scoppiasse una guerra di mafia. Ecco perché è stato necessario intervenire con un fermo urgente.

I reati contestati sono associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento, detenzione di armi e intestazione fittizia di beni. Si va stringendo sempre più il cerchio sul capo di Cosa nostra Matteo Messina Denaro, che però resta a oggi imprendibile, nonostante vada avanti senza soste la caccia al superlatitante.

E proprio attraverso una serie di pizzini,  secondo gli investigatori, Matteo Messina Denaro fino al 2017 si sarebbe fatto vivo inviando messaggi ai suoi fiancheggiatori. Il latitante farebbe la spola fra Sicilia e Calabria, con importanti protezioni.

Sono finiti in manette, tra gli altri, Gaspare Como, 48 anni, commerciante, e Rosario Allegra, entrambi cognati di Matteo Messina Denaro, mariti di Giovanna e Bice, sorelle del latitante. “Matteo è come padre Pio”, dicono. Questo significa che il superboss sarebbe ancora vivo e continuerebbe a comandare imponendo pizzo e facendo affari su tutto.

Gaspare Como era già finito in carcere nell’aprile del 1998, nell’operazione Terra bruciata, e condannato a 10 anni. Arrestato nuovamente nel 2015 per intestazione fittizia di beni, è stato assolto di recente perchè “il fatto non sussiste”. Rosario Allegra, ex presidente regionale della Cna, ex assessore all’agricoltura e all’artigianato al comune di Castelvetrano, nel luglio del 1992 fu arrestato per istigazione alla corruzione in una vicenda di cooperative fantasma che ricevevano finanziamenti dalla Regione. Nell’aprile del 1998 era finito ancora in carcere con l’accusa di essere stato “il referente dell’organizzazione sia per il controllo dell’estrazione degli inerti, che per l’attività  estorsiva”, ricevendo una  condanna nel marzo del 2000 a 11 anni di reclusione da parte del Tribunale di Marsala.

Nel segno della continuità un ruolo da protagonista lo avrebbero ricoperto per ultimi Allegra e Como per un lungo periodo gli unici due maschi rimasti in libertà della famiglia di sangue del latitante. Solo di recente, infatti, sono stati scarcerati il fratello Salvatore Messina Denaro e il cognato Vincenzo Panicola. Il marito della quarta sorella, Filippo Guttadauro, è in carcere da tempo.

All’inchiesta hanno lavorato i carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Trapani, la Direzione investigativa antimafia di Trapani, il Servizio Centrale Operativo della polizia di Stato, le Squadre mobili di Palermo e Trapani. I particolari dell’operazione saranno resi noti in una conferenza stampa in Procura a Palermo alle 11:30.