Mafia: operazione nel trapanese, torna in manette il boss Mariano Asaro

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I carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Trapani, coordinati dalla Dda di Palermo, hanno eseguito 4 misure cautelari e una interdittiva in esecuzione di un’ordinanza cautelare del Gip nei confronti di affiliati alle famiglie mafiosa di Castellammare del Golfo e Paceco.

Tra gli arrestati il reggente Mariano Asaro, soprannominato “il dentista” e già condannato per associazione mafiosa, e Carmelo Salerno, considerato il capomafia di Paceco, già detenuto per l’operazione Scrigno del marzo del 2019 eseguita da militari dell’Arma.

I reati contestati associazione sono associazione mafiosa e intestazione fittizia di società aggravati dal metodo mafioso. Secondo l’accusa, Asaro, con l’ausilio di Salerno e di altri indagati, avrebbe creato una società intestata a prestanomi per la gestione di un ambulatorio odontoiatrico a Paceco. Secondo i carabinieri, grazie all’intervento dell’ex deputato regionale Paolo Ruggirello, raggiunto da informazione di garanzia, lo studio doveva essere convenzionato con la mutua.

Mariano Asaro – secondo quanto emerso dalle indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo – con l’ausilio di Salerno ed altri indagati creava una società intestata a prestanomi per la gestione di un ambulatorio odontoiatrico a Paceco. Poi – grazie all’intervento dell’ex deputato regionale Pd Paolo Ruggirello, che si trova ai domiciliari per un’altra indagine antimafia del trapanese – lo studio odontoiatrico doveva essere convenzionato con la mutua. Le indagini sono state coordinate dal procuratore capo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dal sostituto Gianluca De Leo.

“Asaro poteva contare ancora su due figure molto importanti. Il capo mafia di Paceco, Carmelo Salerno, anch’egli arrestato, e l’ex deputato regionale Paolo Ruggirello al quale i carabinieri hanno notificato l’informazione di garanzia”, dicono gli inquirenti. “Quest’ultimo veniva incaricato, in seguito ad incontri riservati che Asaro riusciva ad organizzare grazie proprio a Salerno, di attivarsi con i vertici dell’Asp affinché l’ambulatorio di odontoiatria fosse convenzionato con il servizio sanitario”. “Insomma un sistema ben congegnato” che, come osserva il Gip nell’ordinanza di custodia cautelare, aveva permesso ad Asaro “di potere contare, in qualsiasi momento, sui suoi qualificati contatti, derivanti dall’appartenenza a Cosa nostra per avviare ogni attività fonte di guadagno, sì da penetrare massivamente e con straordinaria speditezza ed efficacia nel tessuto economico del contesto territoriale di riferimento”.

 “In molti degli incontri riservati”, il boss Mariano Asaro “è stato sorpreso ad esternare tutto il suo astio nei confronti del vertice della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, Francesco Domingo, nonché dei collaboratori di giustizia e in particolare nei confronti di quelli che lo avevano accusato dell’omicidio del pubblico ministero di Trapani, Giangiacomo Ciaccio Montalto, fatta eccezione per il collaboratore Francesco Giuseppe Milazzo, il quale per stessa ammissione di Asaro, lo aveva ”salvato” dichiarando la sua estraneità a quell’omicidio”. E’ quanto dicono gli inquirenti nell’ambito dell’operazione antimafia dei Carabinieri di Trapani che ha riportato in carcere, tra gli altri, il boss Mariano Asaro. Il capomafia “sin dai giorni successivi alla sua scarcerazione, aveva cominciato a lavorare ad un progetto imprenditoriale illecito – dicono gli investigatori – Era sua intenzione, che poi effettivamente mise in atto, costituire una società, da intestare fittiziamente alla cognata Maria Vincenza Occhipinti, raggiunta dalla misura cautelare dell’obbligo di dimora, per la gestione di un ambulatorio di odontoiatria da aprire a Paceco”. “In questo progetto Asaro era coadiuvato fattivamente anche da un’altra indagata, Maria Amato, anch’ella raggiunta da misura cautelare dell’obbligo di dimora, moglie del pregiudicato mafioso Rocco Antonino Coppola, già condannato in via definitiva per associazione di tipo mafioso dalla Corte d’Appello di Palermo per aver predisposto quanto necessario per l’organizzazione di incontri con vari latitanti tra cui Matteo Messina Denaro e Vincenzo Sinacori”.

“In molti degli incontri riservati”, il boss Mariano Asaro “è stato sorpreso ad esternare tutto il suo astio nei confronti del vertice della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, Francesco Domingo, nonché dei collaboratori di giustizia e in particolare nei confronti di quelli che lo avevano accusato dell’omicidio del pubblico ministero di Trapani, Giangiacomo Ciaccio Montalto, fatta eccezione per il collaboratore Francesco Giuseppe Milazzo, il quale per stessa ammissione di Asaro, lo aveva ”salvato” dichiarando la sua estraneità a quell’omicidio”. E’ quanto dicono gli inquirenti nell’ambito dell’operazione antimafia dei Carabinieri di Trapani che ha riportato in carcere, tra gli altri, il boss Mariano Asaro.

Il capomafia “sin dai giorni successivi alla sua scarcerazione, aveva cominciato a lavorare ad un progetto imprenditoriale illecito – dicono gli investigatori – Era sua intenzione, che poi effettivamente mise in atto, costituire una società, da intestare fittiziamente alla cognata Maria Vincenza Occhipinti, raggiunta dalla misura cautelare dell’obbligo di dimora, per la gestione di un ambulatorio di odontoiatria da aprire a Paceco”.

“In questo progetto Asaro era coadiuvato fattivamente anche da un’altra indagata, Maria Amato, anch’ella raggiunta da misura cautelare dell’obbligo di dimora, moglie del pregiudicato mafioso Rocco Antonino Coppola, già condannato in via definitiva per associazione di tipo mafioso dalla Corte d’Appello di Palermo per aver predisposto quanto necessario per l’organizzazione di incontri con vari latitanti tra cui Matteo Messina Denaro e Vincenzo Sinacori”.

I carabinieri di Trapani, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, hanno perquisito l’abitazione e l’ufficio del sindaco del comune di Paceco, Giuseppe Scarcella. Al primo cittadino del comune del Trapanese, eletto nel 2018 con una lista civica, è stato notificato un avviso di garanzia per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. I magistrati della Dda guidata da Francesco Lo Voi – l’aggiunto Paolo Guido e il sostituto Gianluca De Leo – hanno anche contestualmente inviato un invito per “rendere interrogatorio”.