Messina: per la morte del prof. Guglielmo sei medici tutti assolti

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“Il fatto non sussiste”: con questa motivazione Piero Vinci, il quarto pubblico ministero in poco più di due anni di dibattiti e per la prima volta in aula oggi, ha chiesto l’assoluzione dei sei medici dell’ospedale Piemonte rinviati a giudizio per la morte del professor Giovanni Guglielmo, avvenuta poco dopo la mezzanotte del 25 novembre 2013 dopo un’agonia di 41 ore.

Una tesi, quella del pm Vinci, convalidata dal giudice Adriana Sciglio, terzo magistrato a occuparsi del caso dalla prima udienza, che ha assolto Giacomo Lo Presti (di turno al nosocomio di viale Europa quando la notte del 23 novembre il professor Guglielmo, noto e stimato docente della facoltà di Farmacia, fu ricoverato d’urgenza), Annamaria Mangano, Adriana Maria Merrino, Gaetano Cannavà, Letterio Pavia e Maria Rosa Buttafarro.

Nel gennaio del 2017 il pm Federica Rende aveva chiesto e ottenuto il loro rinvio a giudizio imputando loro il reato previsto dall’articolo 589 del Codice Penale sostenendo nella richiesta che “Lo Presti Giacomo in qualità di medico chirurgo di turno in servizio la notte del 23 novembre, Anna Maria Mangano in qualità di medico di turno la mattina del 23 novembre, Adriana Merrino e Gaetano Cannavà, in qualità di medici di turno nel pomeriggio del 23 novembre, Letterio Pavia in qualità di medico di turno la notte del 23 novembre e Maria Rosa Burrafato, in qualità di medico di turno il 24 novembre, a fronte di una storia anamnestica del paziente di aneurisma aortico trattato con endoprotesi e di una sintomatologia clinica che evidenziava in Giovanni Guglielmo, paziente già sottoposto nel 2011 ad un intervento chirurgico per “aneurisma dell’aorta toracica”, una logica complicanza del predetto intervento” avrebbero omesso di “procedere agli accertamenti strumentali necessari a diagnosticare la predetta complicanza e di eseguire tempestivamente il necessario intervento chirurgico di riparazione endovascolare di aneurisma dell’aorta toracica rotto, intervento eseguito poi d’urgenza con un ritardo di circa 41 ore dall’insorgenza dei primi sintomi del paziente”.