La vicenda Randazzo sembra aver provocato una profonda spaccatura tra gli attivisti palermitani del Movimento 5 Stelle. Tutto ciò nonostante la decisione del consigliere comunale pentastellato di fare un passo indietro e mettersi in “aspettativa non retribuita”dopo la contestata assunzione da parte della sua stessa azienda, un mese prima delle consultazioni amministrative, al fine di ottenere i rimborsi pubblici.
I malumori non si sono dunque placati e alcuni attivisti, dopo quella che un altro consigliere grillino, Igor Gelarda, aveva definito una “furbata”, chiedono di sapere se le indennità fino a questo momento percepite (legittimamente, ma in netto contrasto con i principi etici del M5S) saranno restituite, donate ad un ente benefico o se invece resteranno nelle tasche della Crea Gest srl, di cui Randazzo è socio con una quota di un terzo insieme alla commercialista Maria Alessandra Costantino e a Gioacchino Guccione, altri due esponenti di spicco della medesima coalizione.
Di contro, diversi attivisti hanno invece difeso a spada tratta l’operato di Randazzo, tra questi William Anselmo, amministratore del gruppo fb “Meetup di Palermo – official group”, il quale ha addirittura suggerito agli “pseudo attivisti ignoranti” di chiedere scusa al consigliere in questione, dato che “nei mesi estivi, per malattia o in caso d’impossibilità a recarsi in aula, i consiglieri non possono provvedere al sostentamento della famiglia”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Claudia La Rocca, già deputato all’Ars nella scorsa legislatura, che in un post ha parlato di sciacalli e di avvoltoi “che usano la cattiveria con il solo fine di emergere” – aggiungendo che – “non proveranno vergogna per loro stessi, per le loro parole e azioni in cattiva fede”.
E proprio sulle sorti di La Rocca e dell’ex collega a Palazzo dei Normanni Giorgio Ciaccio, (entrambi rei confessi per l’annosa questione delle firme copiate in occasione delle elezioni comunali del 2012, dopo aver riscontrato negli elenchi raccolti un errore formale), ci si ritrova davanti ad un nuovo dilemma. Pare infatti che alcuni esponenti del M5S propendano per una sorta di “ricollocazione” all’interno degli uffici pentastellati dell’Ars sia per Claudia La Rocca che per Ciaccio, in segno di riconoscenza per la loro collaborazione alle indagini della magistratura. Quindi i due indagati, che ovviamente non si sono ricandidati alle scorse regionali, finirebbero a libro paga del gruppo Movimento 5 Stelle.
Ma non tutti sono d’accordo sul “premiare” coloro che sono stati tra gli artefici di quella che è stata una clamorosa “defaillance”. E adesso ad agitare le acque in casa M5S sono arrivate anche le nuove regole sulle candidature al Parlamento che stanno scombinando le carte a qualcuno che aveva già messo gli occhi su uno scranno in uno nei palazzi romani della politica.