Nicola De Felice: “Via il Tricolore dalle navi ONG che non lo meritano”

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nicola de felice

L’ammiraglio Nicola De Felice, già comandante di Marisicilia, oggi lancia la provocazione sull’opportunità di esporre la bandiera italiana, da parte di alcune navi delle Ong.

Disobbedienza civile, istigazione e favoreggiamento all’immigrazione clandestina, pull factor al traffico degli esseri umani nel Mediterraneo, strumento inconsapevole – nella migliore delle ipotesi – in mano ai criminali trafficanti di bambini, donne e uomini con altissimo rischio di innalzamento del tasso di mortalità in mare dei migranti clandestini, mancato rispetto delle convenzioni internazionali sulla salvaguardia della vita umana in mare, delle legge del mare, delle direttive nazionali sull’ordine pubblico e del Codice italiano della Navigazione: queste le principali accuse alle navi ONG che orbitano davanti alle coste libiche e sulle quali avviene il passaggio illegale di numerosi clandestini in ingresso in Italia ed in Europa.

Oltre tutto le navi iscritte in Italia devono attenersi alle prescrizioni in materia di sicurezza della navigazione (DPR 431/97) per poter esercitare le attività private – sia per diporto che commerciale –  e che gli articoli  489 e seguenti del Codice della Navigazione (che ricordo essere una legge dello Stato italiano) obbligano al soccorso di persone solo “se vi è pericolo che essi si perdano” a seguito di eventi eccezionali, ma non altrettanto automaticamente prevedono il trasporto nei soli porti italiani, ma espressamente nel porto più vicino, segnatamente Tripoli e nei porti della Tunisia riconosciuti dall’ONU e dall’UE quali Sfax, Gabés, La Goulette, che ricevono settimanalmente migliaia di croceristi occidentali,  con strutture portuali e di sicurezza certamente migliori  – ahimè – di quasi tutti i porti siciliani, pagati anche da fondi provenienti dall’Unione Europea.

E anche se l’art. 143 del Codice della Navigazione non tratta espressamente sulla liceità o legittimità esercitata da una nave per concedere o togliere la bandiera italiana – ci sarebbe comunque da evidenziare la criticità dell’impropria destinazione d’uso dell’unità navale ONG, per esempio da rimorchiatore a trasporto passeggeri – non si può accettare di dare la bandiera italiana solo perché sono rispettati i requisiti burocratici della nazionalità italiana.
La bandiera italiana non può essere issata a riva sull’albero di una nave ONG che non rispetta le legge e l’ordinamento giuridico italiano e internazionale. La bandiera italiana richiede rispetto: togliamola a chi non se lo merita!
Nicola De Felice – ammiraglio di divisione (aus)