Il comune di Palermo nell’arco di sei mesi rischia di fallire. Non prima ovviamente di aver dichiarato ufficialmente il dissesto. Che potrebbe arrivare nelle prime settimane del 2022, perché oggi con 19 voti a favore e 4 astenuti l’assemblea di Sala delle Lapidi ha votato il cosiddetto iter di pre dissesto dell’ente al quale mancano ben 80 milioni di euro all’anno, per 10 anni, per chiudere un bilancio che si aggira intorno al miliardo e 300 milioni.
Anche qualche pezzo della ex maggioranza, come Italia Viva, che fino a qualche mese fa era nella giunta guidata da Leoluca Orlando, ha deciso di votare a favore per cercare una soluzione tecnica alla situazione di grave crisi in cui versa il comune di Palermo. Che di fatto “non ha debiti nei confronti di terzi – come sottolinea l’assessore al bilancio Sergio Marino – ma purtroppo crediti non riscossi”.
E’ una norma nazionale sugli enti locali ad autorizzare il pre dissesto, in considerazione del fatto che al momento non ci sono le condizioni per dichiarare il dissesto, che non sarebbe altro che il fallimento del comune di Palermo, quinta città d’Italia.
“E’ una procedura alternativa – spiega l’assessore Marino – perché la norma ci consente di avere più tempo, è revocabile, modificabile anche dal prossimo sindaco”. Dal momento in cui la delibera diventa esecutiva, la giunta adesso ha 45 giorni di tempo per presentare il cosiddetto ‘piano di riequilibrio’ che prevede tagli appunto per 80 milioni oppure valutare nuove entrate. “In realtà – sottolinea l’assessore al bilancio – abbiamo già tagliato, bisogna trovare nuove entrate, per esempio attraverso la vendita di immobili”.
Nel frattempo, come dice Dario Chinnici, capogruppo di Italia Viva, “la città è fa i conti con strade dissestate, servizi al lumicino, specie quelli anagrafici, e conti in profondo rosso. Abbiamo votato una delibera che sancisce il fallimento di Orlando e di un’amministrazione sorda agli appelli lanciati dalla politica, ma anche dalla Corte dei conti. La giunta non sarà in grado di presentare un piano credibile, l’unica soluzione sono le dimissioni del sindaco e il ritorno alle urne”, conclude Chinnici”.
Di fatto, come sussurrano diversi consiglieri comunali, il pre dissesto “equivale ad allungare l’agonia di un paziente ormai in fin di vita”. Tuttavia, se l’amministrazione comunale riuscirà a capovolgere la situazione trovando gli 80 milioni si scongiurerebbe il dissesto.
“Siamo in una fase intermedia – osserva il presidente del consiglio comunale Totò Orlando – se la giunta proporrà al consiglio un piano di riequilibrio credibile, anche per la Corte dei Conti ed il ministero dell’interno, non ci saranno problemi, certamente siamo in una situazione complessa e difficile”.
Il consiglio comunale ha approvato anche un emendamento, proposto da Ugo Forello (gruppo Oso) che prevede che entro una settimana il ragioniere generale dovrà fornire dati precisi sui soldi da trovare, entro un mese il direttore generale dovrà redigere una relazione per fare il punto sui lavori ed entro 45 giorni la giunta dovrà presentare al consiglio la bozza del piano. Poi l’aula avrà altri 45 giorni per dare il via libera definitivo.
Per il capogruppo di Fratelli d’Italia Francesco Scarpinato: “Il Comune di Palermo è al dissesto, i conti fanno acqua da tutte le parti e per evitare il fallimento il sindaco Orlando ha ben pensato di lasciare in eredità i tagli per quasi un miliardo spalmati su dieci anni, ipotecando il futuro dei giovani di questa città. Fratelli d’Italia oggi in consiglio comunale si è astenuta su una delibera, quella del pre-dissesto, che azzopperà la già fragile ripresa economica delle piccole e medie imprese e provocherà l’aumento delle tasse e il taglio dei servizi. Una situazione dovuta solo e soltanto al mal governo di questi anni, all’incapacità dell’amministrazione di risolvere i problemi, all’ostinazione di un sindaco professore che pur di non lasciare la poltrona – aggiunge – ha portato Palermo nel baratro. Orlando non ha più alternative, se ne vada e liberi la città da una pessima amministrazione che i cittadini non meritano”, conclude Scarpinato.