I guai nei conti del comune di Palermo non finiscono: a fronte dei contributi ipotizzati nella bozza del piano di riequilibrio previsto lo scorso dicembre dal sindaco Leoluca Orlando di circa 430 milioni di euro in 20 anni, dallo Stato arriveranno, se tutto va bene, solo 180 milioni. Lo scrive anche il ragioniere generale del comune Bohuslav Paolo Basile con una lettera al sindaco, all’assessore al bilancio, al segretario generale, al dirigente dell’area tributi e al collegio dei revisori, dopo aver ricevuto comunicazione dal ministero dell’economia.
“L’importo del contributo spettante al comune – scrive Basile – è inferiore rispetto a quello comunicato dal segretario generale lo scorso 21 gennaio ed inserito nel piano di riequilibrio approvato dal consiglio comunale, sicché occorre incrementare l’addizionale Irpef”.
Servono altri 50 mln nel 2022 e altri 61 mln nel 2023. E rispetto all’ipotesi di 188 mln approvata nel piano di riequilibrio finale dal consiglio comunale ne verrebbero a mancare 8. Soldi previsti dal governo Draghi nel decreto ‘salva Napoli’ che assegnerà al capoluogo campano 1,2 mld, a Torino 1,1 mld e 137 mln a Reggio Calabria.
In cambio per i palermitani sono previsti aumenti maggiori dell’addizionale Irpef comunale rispetto a quelli già programmati, perché l’emendamento al piano di riequilibrio voluto dalla giunta Orlando e votato in aula prevedeva alcuni milioni in più che adesso, in virtù del meccanismo di salvaguardia introdotto da Sala delle Lapidi, dovranno essere recuperati aumentando ulteriormente proprio l’Irpef.
La percentuale del 2022 già oltre che raddoppiata dallo 0,8% al previsto 1,57% dovrebbe passare all’1,77%, mentre nel 2023 era prevista all’1,89% e andrà all’1,98%. Entro stasera il comune dovrà inviare al ministero dell’economia una bozza dell’accordo con un dettagliato cronoprogramma di tutte le misure previste negli anni per coprire, con risorse proprie, un quarto del contributo. Previsti altri misure: aumento dei canoni di locazione, riduzione della spesa corrente, razionalizzazione delle partecipazioni azionarie, riorganizzazione degli uffici, riduzione del salario accessorio per il personale, risparmi sui fitti passivi.
Opposizioni contro l’accordo con lo Stato per piano riequilibrio
“Sulla base degli elementi in nostro possesso riteniamo che l’accordo che intende definire la giunta Orlando con lo Stato per tentare di salvare i conti del comune è inaccettabile”. Lo ha detto il consigliere comunale Ugo Forello (gruppo Oso) nel corso di una conferenza stampa nel pomeriggio a Palazzo delle Aquile, convocata con + Europa, Azione, Italia Viva, sull’intesa con lo Stato che riguarda il piano di riequilibrio del comune di Palermo.
“Lo Stato – ha aggiunto Forello – ci darà 180 milioni in 20 anni a fronte di oltre 556 milioni circa derivanti dall’aumento dell’addizionale Irpef a carico dei palermitani. Soldi che non servirebbero a migliorare i servizi – ha sottolineato Forello – ma per colmare il disavanzo del comune e colmare quindi le perdite strutturali”.
Per Fabrizio Ferrandelli di + Europa “ancora una volta i conti non tornano, il piano del fallimento passato con appena un voto in consiglio è carta straccia. I soldi previsti sono inferiori e tutto si scaricherebbe su un aumento esponenziale delle tasse sui palermitani senza controllo. Il sindaco si fermi. Non firmi nulla e lasci fare a chi verrà dopo”.
Italia Viva con il capogruppo Dario Chinnici non usa mezzi termini: “Non consentiremo al sindaco Orlando di mettere le mani nelle tasche dei palermitani, siamo pronti all’opposizione più dura per evitare che i cittadini paghino il prezzo del fallimento di questa amministrazione”.
Sulla vicenda interviene anche il deputato nazionale Carolina Varchi: “Il tanto sbandierato aiuto di cui si vantano gli esponenti palermitani della maggioranza Draghi sarà poco più di un’elemosina se paragonata agli stanziamenti per le altre grandi città italiane. Orlando, ormai completamente isolato, è giunto al capolinea e con lui tutti coloro che lo hanno sostenuto negli anni. Voglio sperare che non osi firmare l’accordo con il governo ipotecando il futuro di Palermo per i prossimi due decenni, sarebbe uno sgarbo alla cittadinanza”.