Proclamato lo stato di agitazione dei lavoratori call center di Abramo Palermo che, per bocca dei sindacati, chiedono l’attivazione di “un tavolo istituzionale” con il coinvolgimento dei maggiori committenti.
Il 27 gennaio, dopo un calo di volumi della commessa Tim, l’azienda aveva comunicato alle Rsu l’intenzione di chiudere i 60 contratti a tempo determinato e di non procedere alla stabilizzazione dei 260 contratti di apprendistato.
“Mentre il governo e le parti sociali hanno attivato un tavolo di confronto sul settore su regole, risorse, costo minimo delle chiamate, clausole sociali e delocalizzazioni – sottolineano Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp Uil – a Palermo siamo alla vigilia di una ulteriore ricaduta sociale. Ad oggi la situazione si è ulteriormente aggravata, rispetto alle ultime comunicazioni fornite alle Rsu e, a seguito del crollo delle attivazioni sul servizio 159 Wind, si sta determinando un rischio ulteriore per la tenuta occupazionale”.
I primi contratti a determinato scadranno a fine febbraio mentre a fine marzo toccherà ai primi fra quelli di apprendistato. “Chiediamo con urgenza – sottolineano i sindacati – l’attivazione di un tavolo istituzionale con il coinvolgimento dei maggiori committenti, chiamati in solido ad una assunzione di responsabilità nel garantire un equilibrio sociale a fronte di migliaia di chiamate che continuano a restare delocalizzate fuori dal territorio nazionale, ovvero a essere spostate da un fornitore all’altro in maniera indiscriminata”. I sindacati hanno anche proclamato lo stato di agitazione e indetto le assemblee di tutti i lavoratori per “individuare le forme di mobilitazione a sostegno della vertenza”.