Sarebbe Giuseppe Corona il boss emergente del palermitano dopo la morte di Totò Riina, con Cosa nostra rimasta senza un vero punto di riferimento. E’ quanto viene fuori dall’indagine della Guardia di Finanza che ha eseguito nelle prime ore della mattina, nell’ambito di una inchiesta sulle cosche mafiose palermitane, coordinata dalla Dda del capoluogo, 24 arresti. Per 19 indagati è stato disposto il divieto di dimora. Quattro gli arresti domiciliari: tra questi il noto avvocato penalista palermitano Nico Riccobene.
L’indagine, denominata Operazione Delirio, ha portato alla luce il ruolo di Giuseppe Corona, boss ritenuto di peso, uomo forte nella riorganizzazione dei nuovi assetti di Cosa nostra orfana di Salvatore Riina, capace di riciclare fiumi di denaro. Dunque, sono complessivamente 28 gli arresti. Secondo la Dda di Palermo sarebbe stato Giuseppe Corona a stabilire le strategie economiche di Cosa nostra. L’indagine è stata coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Salvatore De Luca e dai pm Roberto Tartaglia, Amelia Luise, Annamaria Picozzi e Siro De Flammineis.
Fiumi di soldi sporchi guadagnati con il traffico di droga sono passati per le sue mani, il “re” del riciclaggio, capace di ripulire denaro illegale e reinvestirlo in una attività lecita. Giuseppe Corona è il personaggio chiave nell’indagine della Dda di Palermo che fotografa la mafia del dopo Riina, una mafia in cerca di equilibri, nuovi capi e nuovi business. Giuseppe Corona non è un insospettabile: il suo nome spunta negli atti di un’inchiesta che, l’anno scorso, portò in carcere i vertici del clan mafioso di Resuttana da sempre guidato dai boss stragisti della famiglia Madonia. Condannato a 17 anni per un omicidio commesso dopo una banale lite per la restituzione di un braccialetto, figlio di un mafioso assassinato, di lui il capomafia Gregorio Palazzotto diceva “è mio fratello”.
I Madonia gli avrebbero affidato il loro tesoro, tanti soldi da ripulire, e le scommesse dell’ippodromo, poi sequestrato per mafia. Bar, tabacchi, immobili, Giuseppe Corona negli anni ha fatto molti investimenti. Col denaro delle cosche, secondo i pm.
l nucleo di Polizia valutaria della Guardia di finanza sta inoltre eseguendo decine di perquisizioni e sequestri di società e immobili per diversi milioni di euro. Tra gli altri beni, sigilli anche al bar Aurora di via Crispi, poco dopo il chiosco delle bibite direzione porto.