Operazione “Push Away” della Polizia che all’alba ha smantellato una rete dello spaccio nel quartiere Borgo Vecchio, nel centro di Palermo. Per diciotto sono scattati gli arresti in carcere e ai domiciliari mentre per cinque è stato disposto l’obbligo di firma. L’ombra della mafia e un ruolo decisivo delle donne nei conti, nella logistica e persino nella sicurezza.
Sono intervenuti i poliziotti del commissariato Centro che, con il coordinamento della Squadra mobile di Palermo, hanno eseguito l’ordinanza cautelare, emessa dal gip per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, produzione, traffico e detenzione di stupefacenti.
Le indagini, condotte dagli agenti del commissariato di Polizia Centro e coordinate dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, hanno documentato centinaia di episodi di cessioni di hashish e marijuana ed hanno radiografato la vita di alcune zone del quartiere Borgo Vecchio, dove facilmente era possibile reperire stupefacente per strada.
Gli arrestati dovranno rispondere a vario titolo del reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, nonché di produzione, traffico e detenzione di stupefacenti.
Le investigazioni hanno consentito di delineare l’esistenza di un’associazione a delinquere di spacciatori, composta da tre livelli verticistici e tra loro comunicanti, strumentali al funzionamento della stessa, che operavano sotto l’egida della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio: collettori con grossisti, confezionatori/rifornitori di pusher e pusher. E’ stata messa in luce l’esistenza di un forte vincolo associativo tra le persone arrestate, testimoniato dall’esistenza di una cassa comune, dalla rigorosa ripartizione di ruoli in seno all’organizzazione, dall’uso di un linguaggio criptico con cui chiamare la droga e dall’esistenza di “regole” ed indicazioni con la codifica addirittura di vere e proprie sanzioni per chi trasgredisse.
E’ emerso, inoltre, in corso di indagine, nel contesto delle due coppie di coniugi che gestivano lo smercio di droga, anche il ruolo di rilievo assunto dalle mogli, “ragioniere” dell’associazione, deputate alla “logistica” e, all’occorrenza, capaci di bonificare velocemente l’ambiente domestico quando fosse ipotizzabile un controllo delle forze dell’ordine. Da rilevare, inoltre, come i nuclei familiari non si facessero scrupolo di utilizzare anche minorenni, per trasportare la droga.