Fondazione Res: a fine 2016 le imprese attive in Sicilia erano meno di 366 mila, circa un migliaio meno dell’anno precedente. Nei dati di insieme, la flessione del numero delle imprese nell’isola iniziata nel 2007-2008 sembra ormai aver raggiunto il suo punto di minimo. Le variazioni nel periodo 2007-2016 rimangono negative (-7,3%), ma i dati mostrano importanti cambiamenti strutturali, in termini settoriali e territoriali. E’ quanto emerge dal rapporto congiunturale della Fondazione Res, presentato a Palermo.
I valori persistentemente negativi degli investimenti, molto lontani da quelli nazionali, sono quelli che condizionano più pesantemente le prospettive di crescita dell’economia. Il 2017 dovrebbe rappresentare il punto di svolta anche di una ripresa della spesa in beni strumentali, che dal 2016 e nel biennio successivo potrebbe registrare incrementi nell’ordine del 4% per macchinari e attrezzature e dell’1,4% per le costruzioni, soggette comunque a una minore variabilità.
Il principale sostegno alla crescita, secondo il rapporto della Fondazione Res, sarà offerto anche nel 2017 da un aumento della produzione e delle esportazioni (+5,2%) e da una modesta ma evidente ripresa degli investimenti produttivi (+2,5% in complesso, macchinari e attrezzature +4%), che dovrebbero contribuire positivamente al rafforzamento della crescita e della competitività del sistema.
La domanda delle famiglie, non cedente (+0,9%), dovrebbe mantenersi sui livelli attuali. La bassa crescita del reddito continua a rappresentare il principale fattore di contenimento della spesa privata. I consumi pubblici, vincolati dalle stringenti difficoltà finanziarie delle amministrazioni, continuano da anni a segnare il passo.
Nel 2017 il tasso di crescita della domanda al dettaglio dovrebbe registrare livelli di poco inferiori a quelli dell’anno precedente, attestandosi a fine anno intorno allo 0,9% e in linea con l’incremento atteso del Pil, assicurando la tenuta di fondo dell’economia. La tendenza dovrebbe confermarsi nel 2018, a ritmi leggermente superiori. La leggera flessione dei prezzi al consumo delle principali voci di spesa delle famiglie continua a garantire nella regione il mantenimento del potere d’acquisto reale dei redditi. La componente pubblica della domanda aggregata non segna variazioni di rilievo. In termini di spesa corrente, i consumi pubblici rimangono sostanzialmente invariati in ogni voce di spesa delle amministrazioni nel 2016 e, in prospettiva, nel biennio ormai in corso.
“La crescita debole non produce lavoro e quando lo fa spesso è precario”, evidenziano gli analisti. In Sicilia il panorama delle assunzioni formali nel 2016 vede una diminuzione dei contratti a tempo indeterminato del 27,2% e una ripresa dei contratti a termine del 7,7%: categoria prevalente con il 60% circa delle nuove assunzioni. In aumento i contratti in apprendistato (+88,4%), a volumi decisamente più modesti. In tema di precariato, la Fondazione Res, sottolinea il ruolo dei voucher, buoni di lavoro per pagare il lavoro occasionale accessorio, che in realtà si sono rivelati, soprattutto in Sicilia, anche un veicolo di diffusione di forme di lavoro irregolare. Nel 2016 sono stati venduti in Italia 133,8 milioni di voucher del valore nominale di 10 euro, con un incremento, rispetto al 2015, del 23,9%; in Sicilia l’aumento e’ stato del 31,6%, con oltre 3,4 milioni di voucher venduti.
L’economia siciliana mantiene un passo di crescita troppo lento per poter ridurre significativamente la disoccupazione. E’ quanto emerge dal rapporto di Congiuntura Res, l’osservatorio della Fondazione Res. Dopo l’aumento del Pil regionale nel 2015 di +2,1%, le nuove stime Res prevedono un margine più modesto ma ancora positivo per il 2016 (+1,3%) e per il 2017 (+1%). La lentezza della crescita si riflette sulla debolezza del tessuto produttivo dell’Isola, in calo dal 2007 al 2014, e sulla creazione di posti di lavoro. La disoccupazione scende ma di poco, passando dal 21,4% del 2015 al 21,2% del 2016 e dovrebbe attestarsi al 20,9% nel 2017. Dato tra i peggiori in Italia.
Dal rapporto Res emerge anche che le famiglie siciliane sono le più povere in Italia: hanno un reddito inferiore del 29% rispetto alla media nazionale e la crisi ha alimentato le diseguaglianze economiche e sociali. In Sicilia, la crisi economica degli anni 2008-2015 ha alimentato le diseguaglianze economiche e sociali, ampliando l’area del disagio e rendendo le classi sociali sempre più distanti. La povertà relativa colpisce in Sicilia l’11,7% delle famiglie (6,1% nella media nazionale) e il 10,8% delle persone (media nazionale 7,6%).
In crescita negli anni anche la povertà assoluta: secondo le stime Res, circa 260mila famiglie e oltre 720mila persone, su una popolazione di poco più di cinque milioni di abitanti. La povertà colpisce soprattutto le fasce più deboli, giovani fino a 35 anni e anziani oltre i 65 anni di età, ed è solo in parte compensata dalla presenza di meccanismi di welfare familiare. Il fenomeno è più accentuato nelle grandi città che nei centri minori e per le famiglie di maggiore ampiezza. (nella foto il professore adam asmundo di Fondazione Res)