Qualità della vita: Palermo al 106° posto, Bolzano, Trento e Belluno sul podio

Le migliori performance sono delle piccole: ottime le posizioni di Siena, Pordenone, Parma, Aosta, Sondrio, Treviso e Cuneo. Treviso, in particolare, risulta la provincia più sicura d'Italia. Trento, Bolzano e Bologna le realtà più positive per affari e lavoro. Parma, Siena, Trento e Piacenza quelle con la migliore offerta finanziaria e scolastica; Isernia, Pisa, Ancona, Siena e Milano quelle con il più efficiente "sistema salute". Maglia nera alla calabrese Vibo Valentia, in coda alla classifica in compagnia di Catania, Napoli, Siracusa e Palermo: cinque province ricche di bellezze architettoniche e naturali che tuttavia non riescono a fare il "salto di qualità"

0
295

Palermo al 106/mo posto dell’indagine sulla qualità della vita nelle province italiane realizzata da ItaliaOggi con l’Università La Sapienza di Roma, giunta alla ventesima edizione.

E’ Bolzano la città dove si vive meglio in Italia, seguita da Trento e Belluno. Brusco scivolone di Roma, che precipita dal 67/mo all’85/mo posto della classifica. In picchiata anche Bari (dal 96/mo al 103/mo) e Firenze (dal 37/mo al 54/mo). Ultima Vibo Valentia. E’ Dalla quarta alla decima posizione si trovano tutte città che hanno recuperato rispetto all’anno scorso, salvo una, Treviso, che è passata dalla sesta alla nona posizione. Al quarto posto Siena, che ha recuperato sette posizioni (era 11/ma), seguita da Pordenone, che passa dalla nona alla quinta, e da Parma, che ha guadagnato una posizione rispetto al 2017 (era settima).

In forte ascesa Aosta e Sondrio, rispettivamente al settimo e ottavo posto, partendo dal 18/mo e dal 16/mo della passata edizione. Decima Cuneo, che ha guadagnato tre posizioni. Il 2018 è l’anno delle conferme, sia di alcune performance sia di alcune tendenze emerse nelle precedenti indagini: dallo sfumare del contrasto Nord-Sud in termini di buona qualità di vita legata al benessere economico, all’acuirsi del divario fra piccoli centri (in cui si vive meglio) e grandi centri urbani, in cui la vita e’ invece sempre un po’ più difficoltosa. Fenomeno testimoniato, fra l’altro, dal declassamento della Capitale, che cede 18 posizioni.

Tendenzialmente, comunque, nei capoluoghi di regione la qualità della vita è aumentata, salvo che in sette città. Oltre che a Bari e a Firenze, a Catanzaro (dal 92/mo al 95/mo posto), all’Aquila (dal 68/mo al 72/mo), a Potenza, che ha perso 20 posizioni (ora è 64/ma), arretramento simile a Venezia (al 62/mo dal 41/mo posto). Torino ha perso una posizione, ed  78/mo. Stabile invece la qualità della vita a Napoli (108) e a Palermo (106), che si mantengono sui medesimi livelli del 2017.

Come si vive in Italia? Nell’insieme, un po’ meglio: nel 2018 sono infatti 59 su 110 le province in cui la qualità di vita è risultata buona o accettabile, rispetto alle 56 del 2016 e del 2017: si tratta del migliore dato registrato negli ultimi cinque anni. Stabile la situazione del Nord Ovest e del Mezzogiorno, in netto miglioramento quella del Nord Est e del Centro (Roma a parte). Le migliori performance sono delle piccole: ottime le posizioni di Siena, Pordenone, Parma, Aosta, Sondrio, Treviso e Cuneo.

Treviso, in particolare, risulta la provincia più sicura d’Italia. Trento, Bolzano e Bologna le realtà più positive per affari e lavoro. Parma, Siena, Trento e Piacenza quelle con la migliore offerta finanziaria e scolastica; Isernia, Pisa, Ancona, Siena e Milano quelle con il più efficiente “sistema salute”.

Maglia nera alla calabrese Vibo Valentia, in coda alla classifica in compagnia di Catania, Napoli, Siracusa e Palermo: cinque province ricche di bellezze architettoniche e naturali che tuttavia non riescono a fare il “salto di qualità”. L’indagine fotografa modelli virtuosi, criticità e cambiamenti in atto nelle province e nelle principali aree del Paese analizzando nove parametri: affari e lavoro, ambiente, criminalità, disagio sociale e personale, popolazione, servizi finanziari e scolastici, sistema salute, tempo libero e tenore di vita. A questi si aggiungono 21 sotto dimensioni e 84 indicatori di base. (AGI)