Rapinato in casa da un giovane armato conosciuto su un sito d’incontri in chat. E’ lo sfogo su Facebook di Luigi Carollo, esponente della sinistra palermitana. Il suo racconto, diffuso sul social, è un invito a denunciare e un ringraziamento alla squadra mobile di Palermo per aver trattato il caso con la giusta delicatezza.
“Venerdì in tarda mattinata sono stato rapinato in casa da un delinquente armato di pistola. L’autore della rapina è un ragazzo che avevo conosciuto parecchi mesi fa attraverso un sito di annunci per incontri e col quale in passato ho fatto sesso occasionale – scrive Carollo in un lungo post -. Non voglio parlare del mio shock né fare ramanzine (inopportune da parte mia) sul sesso con sconosciuti. Voglio parlare, invece, della lunga fase di denuncia presso la squadra mobile della polizia. Ho, ovviamente, scelto di non nascondere le ragioni per le quali conoscevo il rapinatore; e di non nascondere nemmeno il contenuto dei nostri incontri e della nostra conversazione via whatsapp dato che le utenze telefoniche e le foto sarebbero state necessarie per individuarlo. Durante la deposizione sono stato trattato con grandissima gentilezza, senza alcuna inopportuna morbosità e senza alcun pregiudizio”.
Carollo tiene a specificare come “tutte le persone che si sono occupate della mia denuncia hanno cercato in ogni modo di mettermi a totale agio con cortesia e persino con battute mai inopportune né fuori luogo; scusandosi con grande garbo ogni volta che mi venivano chiesti particolari ‘intimi'”.
E ancora, spiegando la scelta di rendere pubblica la vicenda: “Dato che se fossero stati scortesi o avessero mostrato propensione al pregiudizio e alla curiosità morbosa e imbarazzante avrei scritto una condanna pubblica (del tipo: oltre alla rapina a mano armata ci si mette pure l’omofobia!), ho ritenuto giusto condividere pubblicamente il fatto di aver ricevuto solo cortesia e grande attenzione a che non mi sentissi mai a disagio. Per suggerire, rispettosamente e senza voler essere invadente, a chiunque possa trovarsi a vivere un’esperienza simile alla mia di denunciare senza paura di essere trattato in modo irrispettoso e senza paura di sentirsi ‘giudicato e condannato’ quanto o più del delinquente”.