Rifiuti: esperti a confronto a Palermo per discutere di termovalorizzazione. “I termovalorizzatori? Hanno un impatto ambientale minimo, sicuramente inferiore a quello del trasporto pubblico, degli autobus o del riscaldamento domestico”. A parlare è Umberto Arena, docente di Ingegneria chimica all’Università di Napoli.
Arena è intervenuto alla “Giornata di studio sul trattamento dei rifiuti”, organizzata dall’Università di Palermo e dall’Aidic Sicilia, associazione italiana di ingegneria chimica. “E’ un errore continuare a considerare la termovalorizzazione come un demonio perché può essere una valida un’alternativa alle discariche. Gli impianti di termovalorizzazione si possono costruire anche in città e non sono pericolosi per la salute. Gli impianti in Europa hanno ormai un impatto ambientale minimo”, dice Arena. Quell’Europa, è emerso dal convegno, dal quale in materia di Rifiuti l’Italia è ancora lontana, nonostante, – ricorda Arena, “l’Italia stia cercando di ridurre le discariche, che devono essere ormai considerate solo estrema ratio. In Italia, rispetto ai Paesi europei, la fase di riciclo e’ in fase avanzata, quello in cui siamo indietro è il trattamento termico. Bisognerebbe migliorare molto il trattamento biologico, soprattutto la fase che consente di ricavare il biometano dalla frazione organica”.
Dal dibattito, che si è tenuto negli spazi della Scuola Politecnica di Design di viale delle Scienze, è emerso che “uno dei principali problemi dello sviluppo dei processi di termovalorizzazione in Italia resta l’accettazione socio-culturale”. “E’ necessaria un’informazione corretta, perché – ha detto Arena – oggi è possibile realizzare termovalorizzatori anche in prossimità dei centri abitati senza creare disturbo o problemi ai cittadini. A Vienna ci sono tre impianti di termovalorizzazione dei rifiuti, stessa cosa a Parigi. A Brescia sono vicinissimi alla città. Gli impianti vengono controllati quotidianamente dagli enti preposti. Inoltre, sono in rete con l’Arpa, alla quale giungono tutte le informazioni utili sull’impatto ambientale”. Il convegno e’ stata un’occasione di confronto tra aziende, ricercatori e associazioni. A raccontare la realtà tedesca è stata la “Energy from Waste”, un’azienda leader in Germania nella produzione di energia ecologica dalla termovalorizzazione dei rifiuti.
“Abbiamo costruito quattordici inceneritori e complessivamente ne controlliamo diciotto, di cui sedici in Germania, uno in Olanda e uno in Lussemburgo – ha spiegato Stefan Visser, responsabile delle vendite di Energy from Waste -. In Germania in tutto ci sono 66 impianti di questo tipo. Da oltre venticinque anni utilizziamo in modo efficiente l’energia incorporata nei rifiuti e produciamo vapore per processi industriali, teleriscaldamento per aree abitative e corrente ecologica”.
In Germania il dibattito sulla pericolosità degli impianti per la salute ha sottolineato Visser è ormai acqua passata: “risale agli anni 80-90. Ora tutto è integrato nella vita sociale”. Un sistema, quello tedesco, che parte dalla differenziata e ha i termovalorizzatori come elementi di punta, a detta di Visser: “Si parte col ritirare i rifiuti e poi i nostri mezzi trasformano scarti che nessuno usa e che non si possono riciclare”. In Germania sarebbe impensabile fare a meno dei termovalorizzatori, sottolinea: “Tra 20-50 anni forse potremmo non averne più bisogno ma al momento c’è bisogno di sistemi tecnologici che riescano a creare energia”. La Energy from Waste ha in cantiere in questi mesi anche la costruzione di un impianto in Olanda.