Slogan e agende rosse in via D’Amelio per ricordare Borsellino e la scorta

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vincenzo calcara

Una terribile, fortissima esplosione squarciò alle 16.58 del 19 luglio 1992 Palermo. Tutta la città sentì quel boato. Ventinove anni dopo le note del silenzio e gli applausi hanno accompagnato i nomi scanditi di Paolo Borsellino, Emanuela Loi, 24 anni, la prima donna poliziotto in una squadra di agenti addetta alle scorte; Agostino Catalano, 42 anni; Vincenzo Li Muli, 22 anni; Walter Eddie Cosina, 31 anni, e Claudio Traina, 27 anni. Poi l’Inno d’Italia. Fu la più annunciata delle stragi, in un contesto di incapacità e complicità che va ben oltre il livello della mafia. Da una via D’Amelio piena di gente, luogo dell’iniziativa intitolata “Scorta per la Memoria”, si è alzato così più volte il grido “Fuori la mafia dallo Stato”.

“Fuori la mafia dallo Stato”. E’ lo slogan ancora una volta urlato in via d’Amelio dove è in corso l’iniziativa per ricordare il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta a 29 anni dalla strage. Agende rosse in mano e alzate in cielo i cittadini provenienti da ogni parte d’Italia hanno più volte interrotto le testimonianze dei sopravvissuti e dei familiari delle vittime. Applausi e slogan per ribadire la richiesta di verità sulle stragi.

Intervento dal palchetto, montato vicino all’Albero della Pace, dei componenti delle scorte sopravvissuti alle stragi e dei familiari delle vittime di mafia.  “Da quasi 30 anni i politici a turno ci hanno consegnato solo promesse, a noi familiari delle vittime di mafia e a tutti i cittadini, ma in concreto non è stato fatto nulla. Anzi assistiamo a scarcerazioni eccellenti, al tentativo di scardinare l’ergastolo ostativo. Questo crea sfiducia nel cittadini e spiega l’assenza di tanti palermitani qui. Cosa ha fatto lo Stato per garantire la legalità?”. A dirlo all’Adnkronos è Luciano Traina, fratello di Claudio, l’agente di scorta morto insieme con Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Eddie Walter Cosina e Agostino Catalano, nella strage di via D’Amelio che costò la vita anche al giudice Paolo Borsellino.  A margine delle iniziative in corso in via D’Amelio Traina aggiunge: “Deluso dallo Stato? Da quella parte malata delle Istituzioni, perché anche tra i magistrati c’è chi ancora fa della giustizia il proprio baluardo”.

“Noi familiari delle vittime abbiamo fatto tanto. Ora tocca ad altri, bisogna scoprire i pupari, coloro che hanno tenuti i fili negli anni delle stragi e anche dopo. Non si può più aspettare”. Lo ha detto, in via D’Amelio, Vincenzo Agostino, con la sua lunga barba bianca, padre dell’agente ucciso, Nino.

Nel pomeriggio, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando alla caserma Lungaro ha consegnato la cittadinanza onoraria al capo della Polizia Lamberto Giannini.

Dalla scuola, dai giovanissimi, ha inizio il percorso di legalità contro ogni forma di mafia. La memoria di Paolo Borsellino, il giudice ucciso dalla mafia 29 anni fa in via D’Amelio, a Palermo, è consegnata ai bambini delle scuole dei quartieri disagiati di San Filippo Neri (ex Zen) e San Giovanni Apostolo (ex Cep), protagonisti stamattina con un presidio della memoria, curato dal “Centro studi Paolo e Rita Borsellino”.