L’attacco alla chiesa di Saint-Etienne-de-Rouvay ha aperto un fronte nuovo nella mappa dei possibili luoghi sensibili nei paesi occidentali, a rischio di attentati terroristici, e questo è ben presente alle nostre forze dell’ordine, già impegnate nella complessa macchina messa in piedi per il Giubileo della Misericordia e con una ricca esperienza alle spalle legata anche alla presenza e alla collaborazione costante con la Santa Sede.
La parola d’ordine che emerge dopo l’attacco al luogo di culto in Normandia sembra essere quella di una vigilanza sempre ai massimi livelli, soprattutto nelle grandi città, con Roma naturalmente al primo posto, e una particolare attenzione alle zone vicine a basiliche e cattedrali “oggetto – si fa presente – comunque di maggiori attività informative e di controllo”.
Ma l’attenzione è stata rafforzata nelle altre zone d’Italia. Il Giubileo in corso, in questo senso, facilita il lavoro delle forze di polizia anche se i controlli davanti ai luoghi di culto saranno estesi secondo le esigenze e le dinamiche che man mano si presenteranno sul territorio. In sostanza, in occasioni ad esempio di feste patronali o altre importanti funzioni religiose, sia nelle chiese che all’aperto, le autorità locali potranno richiedere un innalzamento dei controlli.
Mentre richieste specifiche sulla sicurezza dei luoghi di culto non sarebbero giunte da parte delle autorità religiose nel nostro paese, da quanto si apprende, all’interno della Cei si tenta di evitare ogni allarmismo e si conferma di non avere alcun sentore di un innalzamento dei controlli nelle chiese. D’altra parte, si fa presente come sul nostro territorio siano disseminate circa 26 mila parrocchie, escludendo rettorie, sedi di istituti religiosi e altri edifici legati al lavoro della Chiesa e, quindi, pensare di controllarli tutti con presidi fissi sarebbe di fatto materialmente impossibile.