Operazione antimafia a Palermo, il mandamento di Pagliarelli al centro dei traffici di droga che da Spagna e Calabria arrivavano nel Capoluogo.
I carabinieri del nucleo investigativo del reparto operativo di Palermo hanno eseguito questa notte otto misure di custodia cautelare in carcere nei confronti del capo mandamento e dei suoi luogotenenti. Il gip Piergiorgio Morosini ha emesso il provvedimento su richiesta del sostituto procuratore della Dda Dario Scaletta e dell’aggiunto Salvatore De Luca.
Complessivamente gli indagati coinvolti nell’operazione “Brevis II” sono 17 (per nove il gip non ha ritenuto sussistere esigenze cautelari) per le ipotesi di reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione e trasferimento fraudolento di beni e valori, tutte aggravate dal metodo mafioso.
In carcere sono finiti Giuseppe Calvaruso, il reggente del mandamento di Pagliarelli (dopo l’arresto di Settimo Mineo nell’operazione Cupola 2.0 del dicembre 2018), il suo braccio destro Giovanni Caruso (sia Calvaruso che Caruso sono già detenuti dopo gli arresti del maggio scorso), i due luogotenenti del clan Angelo Costa e Francesco Duecento oltre a quattro corrieri, i più attivi nel traffico di stupefacenti: Gianluca Carrotta, Giuseppe Bifano, Ciro Casino e Domenico Pangallo.
L’indagine, conclusa dai militari al comando del colonnello Andrea Massari, comandante del reparto operativo di Palermo, costituisce l’ulteriore fase di un’articolata manovra operata in direzione del mandamento mafioso palermitano di Pagliarelli, che ha consentito di riscontrare la perdurante operatività di quell’articolazione di Cosa nostra a Palermo.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti i boss del mandamento di Pagliarelli importavano grossi carichi di hashish e marijuana dalla Spagna e dalla Campania, mentre la cocaina dalla ‘ndrangheta calabrese.
Oltre alle 8 misure cautelari eseguite questa notte, i carabinieri del nucleo informativo hanno sequestrato la villa di lusso con piscina in stile Scarface dove viveva la famiglia del capo mandamento Giuseppe Calvaruso. Una villa ottenuta schiacciando il vero titolare con il peso dell’intimidazione mafiosa di un boss. Una vicenda particolarmente indicativa del ferreo controllo del territorio da parte delle famiglie mafiose di Pagliarelli.
Nel caso della villa di via Altofonte, costruita abusivamente, poi completamente sanata, Calvaruso con la scusa di dirimere una controversia fra proprietario e inquilino, non solo ha cacciato quest’ultimo ma ha convinto il proprietario a cedergli la lussuosa villa con piscina. L’immobile ha continuato ad essere intestato al proprietario originario (indagato a piede libero), ma di fatto da anni era diventata l’abitazione principale della famiglia del capo mandamento.