Trapani: arrestato un disoccupato per l’esplosione della pen drive in Procura

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Un disocuppato di 51 anni, Roberto Sparacio, ingegnere, è stato arrestato dalla Polizia di Trapani, in quanto ritenuto il responsabile dell’esplosione di una pen drive avvenuta in Procura che provocò il ferimento di un poliziotto. Svolta nell’inchiesta, dunque, a otto mesi di distanza dall’episodio. L’operazione Unabomber Pantelleria è stata condotta dalla Squadra mobile di Trapani, insieme alla Sezione di Polizia giudiziaria della procura della Repubblica.

L’ispettore di Polizia della sezione di pg della Procura di Trapani, Gianni Aceto, il 9 ottobre 2018, rimase gravemente ferito alla mano sinistra, mentre stava inserendo una chiavetta usb in un computer. La chiavetta, che conteneva esplosivo, contenuta in un plico, era stata inviata ad un avvocato che, insospettitosi, l’aveva a sua volta consegnata alla polizia. L’ispettore Aceto stava appunto indagando su questa pen drive, recapitata oltre un anno prima a una avvocatessa, Monica Maragno.

La donna aveva ricevuto la busta allo studio. Nel mittente era indicato l’Ordine dei legali. Ma aprendo la missiva aveva trovato un biglietto intestato a un organismo dell’avvocatura che non aveva mai sentito nominare. Insospettita, Maragno aveva chiamato l’Ordine che negò di averle inviato la lettera. Non fidandosi, l’avvocatessa consegnò busta e pennetta al presidente dell’Ordine che la girò alla Procura.

“Un esperto nella realizzazione di ordigni”, in questo modo viene definito Roberto Sparacio, ingegnere originario della Campania, ma da anni con interessi nell’isola di Pantelleria, arrestato con l’accusa di aver confezionato la pen drive esplosa lo scorso ottobre negli uffici della Procura di Trapani.

Il provvedimento è stato disposto dal gip Caterina Brignone su richiesta della Procura e del pm Antonio D’Antona. Quando gli agenti della Squadra mobile di Trapani hanno perquisito la sua abitazione a Pantelleria hanno ritrovato un piccolo laboratorio equipaggiato per la realizzazione di ordigni oltre a una collezione di video pedopornografici. Gli investigatori sono giunti all’uomo dopo che le analisi della Scientifica appurarono la presenza di polvere pirica all’interno della pen drive poi esplosa tra le mani dell’ispettore di pg, tuttora in convalescenza.

Secondo l’accusa l’ingegnere informatico – che collaborava con un docente della facoltà di Ingegneria dell’Università di Palermo, pur senza un formale contratto – avrebbe agito nel tentativo di impedire che i creditori aggredissero il patrimonio della sua famiglia, debitrice di ingenti somme di denaro. La pen drive infatti fu recapitata al legale alla vigilia di un’udienza di una causa civile scaturita dalla denuncia di un gruppo di creditori.

Nel corso delle indagini -la polizia si è avvalsa di un agente sotto copertura – è emerso che l’ingegnere avrebbe confezionato un’altra altra pen drive esplosiva, destinata ad una persona che aveva acquistato all’asta un immobile appartenuto alla sua famiglia.