Da poco più di un mese si occupa di uno dei settori chiave dell’economia tunisina che grazie all’affluenza degli italiani sta crescendo. Ecco i suoi programmi, le novità, le rassicurazioni sulla sicurezza per gli stranieri in visita
(la nostra inviata a Tunisi, Mari Albanese) – Il nuovo ministro del Turismo della Tunisia è una donna: Selma Elloumi Rekik, manager del settore agroalimentare, in un primo tempo nominata ministro del Lavoro e della Formazione professionale, da poco più di un mese si occupa invece di uno dei settori chiave dell’economia tunisina.
Dopo la “rivoluzione dei gelsomini” del 2010 – 2011, la Tunisia ha conosciuto un governo di transizione durato ben quattro anni, in seguito alle prime elezioni democratiche è stato eletto il governo Essid che ha prestato giuramento lo scorso 6 febbraio davanti al Presidente della Repubblica tunisino Beji Caid Essebsi.
Ministro, qual è lo stato di salute del turismo tunisino dopo la Rivoluzione?
“La crisi del turismo in Tunisia ha avuto il suo culmine nel 2011. Adesso stiamo assistendo a dei notevoli miglioramenti soprattutto con gli italiani. I dati del 2014 sono confortanti. Siamo entrati in una fase storica molto importante, il governo della Seconda Repubblica, dopo quattro anni di instabilità, sta conoscendo la sua stabilità. Dobbiamo ricordarci che per la prima volta in Tunisia ci sono state le elezioni democratiche e che il nuovo governo di Essid ha un compito straordinariamente importante”.
Quali sono i programmi che intendete realizzare per rilanciare il turismo nel vostro paese?
“Stiamo pensando ad una ristrutturazione del dipartimento e delle strutture del turismo. Fino ad ora l’ottanta per cento del turismo si è basato sulle coste, sul nostro mare. L’obiettivo è quello di diversificare l’offerta guardando ai nostri siti archeologici come Cartagine, El Jam o il Museo del Bardo dove e’ custodita la piu’ ricca collezione di mosaici romani del mondo; vogliamo promuovere il golf e la talassoterapia, in cui siamo i secondi al mondo dopo la Francia, o ancora siamo intenzionati a sviluppare il turismo sahariano nelle aree interne del Paese”. E allo stesso tempo dobbiamo elevare la qualità dei servizi, dalla ristorazione al trasporto aereo e marittimo. Basarci su un turismo culturale e archeologico considerando il territorio tunisino come un tutto organico”.
Quando lei parla di turismo alternativo, cosa intende?
“Ci sono luoghi meravigliosi nel nostro paese che ancora non sono conosciuti. Per me è importante il legame tra il turismo e la cultura. Quindi andare oltre la spiaggia per arricchire lo spazio turistico diversificandolo e rendendolo attraente”.
La Tunisia paga troppo spesso la sua vicinanza alla Libia, cosa può dirci sulla sicurezza nel vostro paese?
“Purtroppo ogni volta che c’è un problema nei paesi vicini i primi a subirne le conseguenze in termini di immagine siamo noi. Noi abbiamo la sicurezza sotto controllo e abbiamo stipulato accordi fermi con l’Europa. C’è la sicurezza non solo per il turismo, ma anche per l’economia, a noi interessa dare fiducia agli investitori stranieri. Posso assicurare con fermezza che le nostre frontiere sono assolutamente impermeabili. Non siamo ottimisti, né pessimisti, ma determinati a voler cambiare le cose”
La Tunisia sarà presente in Italia in occasione dell’Expo 2015?
“Assolutamente si e precisamente il 27 maggio, l’Expo è per noi un appuntamento importante”.
Ministro, per concludere, quale era il ruolo delle donne prima della rivoluzione e quale quello attuale?
“Il ruolo della donna è stato sempre importante. La donna tunisina ha uno statuto privilegiato che risale al 1956 grazie a Bourguiba, in cui viene considerata uguale all’uomo, un’eccezione per il mondo musulmano. Dopo la rivoluzione, nella stesura della prima costituzione, alcuni partiti tentarono di ritornare indietro sulla questione femminile considerando la donna complementare all’uomo. E così le donne scesero in piazza ribellandosi assieme alla società civile e ai partiti democratici riuscendo a far revocare la costituzione. Un dato importante: nel governo c’è la presenza di otto donne e il trentatrè per cento del Parlamento può vantare una presenza femminile”.