“Biden è ad un passo dall’elezione, ma la Cina conferma di preferire Trump”. A sostenere questa tesi e a spiegarne i motivi è l’economista Michele Geraci, palermitano fortemente radicato in Cina, docente di Economia e Finanza alla University of Nottingham Ningbo China e alla New York University Shanghai, testimone diretto da un osservatorio privilegiato.
“Trump è decisamente più attento e concentrato sull’aspetto commerciale del rapporto Cina-Usa, mentre Biden ha una visione più ideologica, crede nel liberismo commerciale e a causa del suo background non può accettare che un Paese comunista sia superiore dal punto di vista economico e tecnologico rispetto agli Usa”.
Secondo l’analista Michele Geraci, “la vittoria di Biden implica, con alta probabilità, attacchi al Partito Comunista Cinese e alla sua gestione politica. Trump invece ha l’obiettivo di mettere in primo piano l’aspetto economico, ovvero potrebbe districare più facilmente la guerra commerciale tra le due superpotenze”.
L’economista ricorda che Trump ha firmato, il 15 gennaio scorso, gli accordi commerciali di Fase I con la Cina, “a conferma delle necessità di mantenere i traffici commerciali con l’Asia, in particolare con la Cina dove l’Fmi stima una crescita del Pil nel 2020 del +1,9%, che io stimo invece al 3%. Nella visione di Trump – osserva Michele Geraci – Usa e Cina devono dialogare per non danneggiare interi settori produttivi e non intaccare negativamente i propri dati di import ed export”.
“Trump doppiogiochista? – si chiede Michele Geraci -. Penso sia strategia, a parole ha promosso un atteggiamento contrario alla Repubblica popolare, nei fatti invece gli Usa, come l’Italia, hanno il loro memorandum con la Cina e una riconferma permetterebbe di negoziare con Pechino l’implementazione. Un secondo mandato confermerebbe poi che il tono di comunicazione aggressivo, come è nel suo stile, è meglio per la Cina. Se come sembra, invece vince Biden – conclude Geraci – si dovrà costruire un sistema di relazioni diverso”.