Città metropolitane, Crocetta dà il ben servito a Orlando, Bianco e Accorinti: “Sono decaduti, è la legge”

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rosario crocetta

Dura lex sed lex: la legge è legge e va applicata. Il presidente della Regione uscente Rosario Crocetta si dice in qualche modo dispiaciuto, rammaricato, ma non poteva fare a meno di mandare i commissari nella Città metropolitane. Che nello Statuto Siciliano non esistono. Dunque via Leoluca Orlando a Palermo, via Enzo Bianco a Catania e via Renato Accorinti a Messina. “Sono profondamente rammaricato che la semplice applicazione di una legge, quella della riforma delle province, da me non condivisa e persino col mio palese parere contrario, venga vista come la guerra di Crocetta a Orlando, Bianco e Accorinti. La legge che prevede la decadenza dei sindaci delle città metropolitane in Sicilia, è stata già approvata il 12 agosto scorso. Per togliere ogni dubbio, ho chiesto un parere all’ufficio legislativo e legale della Regione che da alcuni giorni mi è stato trasmesso a firma avvocato Maria Mattarella. Il parere è netto, con la legge regionale approvata, i sindaci metropolitani sono decaduti e io devo provvedere alla nomina dei commissari fino alle elezioni della prossima primavera”. Lo dice il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta.

“Non ho fatto alcuna guerra a nessuno dei tre in questi anni – chiarisce il governatore – e semmai Orlando, in qualità di presidente dell’Anci ha più volte attaccato il governo regionale: rientra nella logica dei ruoli e non ho nulla da eccepire su questo fatto e giustamente lo stesso Orlando in questi anni, non si è mai posto il problema in quanto presidente dell’Anci, che attaccando Crocetta attaccava un rappresentante del centrosinistra con cui lui stesso è alleato. I ruoli ci obbligano alle scelte e, nell’adempimento delle mie funzioni di presidente della Regione, non sono esponente di un partito o di una coalizione, sono colui che deve rispettare le leggi che il Parlamento approva e devo persino garantirne il rispetto da parte di tutti”.

Prosegue Crocetta: “Voglio ricordare che lo Statuto della Regione non prevede le città metropolitane ma semplicemente i liberi consorzi. Tant’è che per superare questo aspetto, nel primo ddl che noi portammo in Ars, al fine di evitare impugnative da parte del Commissario dello Stato, declinammo che Palermo, Catania e Messina fossero liberi consorzi denominati città metropolitane. Tutto ciò per garantire a queste importanti aree, le tutele previste sia a livello nazionale che europeo. Nel frattempo, abbiamo appreso in via informale, che lo Stato intende impugnare la normativa regionale. Sulla base di tale presupposto, i sindaci metropolitani ritengono che possa essere evitato il decreto di commissariamento”.

Per giurisprudenza acquisita e per diritto, una norma è incostituzionale non quando la si impugna ma per espressa sentenza della Corte. D’altra parte, ricorda il presidente, “il problema me lo sono posto già nella primavera scorsa, quando per effetto di una assurda norma regionale, si prevedeva la decadenza dei sindaci a causa della semplice bocciatura del bilancio da parte del consiglio comunale. Chiesi parere al Cga il quale rispose che, pur avendo affrontato i dubbi di costituzionalità, dovevo applicare la legge. Sulla base delle indicazioni del Cga presentai un emendamento in aula che ha abolito quella norma “ammazza sindaci”, per ritornare allo stato legislativo quo ante. Il tema che io mi pongo è questo, se i sindaci metropolitani fossero decaduti, e se domani la Corte Costituzionale dovesse respingere il ricorso di incostituzionalità promosso dallo Stato, il rischio più serio sarebbe quello della nullità degli atti adottati da tali sindaci, con un piccolo particolare, che essendo i medesimi non responsabili della loro mancata decadenza che è ascrivibile solo e soltanto a me, il responsabile civile e penale degli atti nulli adottati dai medesimi sarei io”.

Possono Leoluca Orlando ed Enzo Bianco, si chiede Crocetta, “chiedermi anche questo ennesimo sacrificio? Può chiedermi il governo nazionale di assumere su di me una responsabilità così grande, in presenza di un parere legale netto? Sinceramente il dubbio mi tormenta e io fino all’ultimo vorrei evitare che qualcuno pensasse che ho conti politici da regolare. Non ne ho in nessun modo, sono una persona serena e corretta nell’esercizio delle mie funzioni. Però non vorrei che quando dovrò adottare gli atti necessari, qualcuno facesse la vittima, perché l’unica vittima rischio si diventare io”.