Coronavirus: “wedding”in crisi, ferme tutte le cerimonie, appello alla politica

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“Tante attività rischiano di fallire in tempi stretti e altre stanno chiudendo, sposi che avevano programmato il loro matrimonio potrebbero perdere i soldi già anticipati, un intero settore quello del “wedding” e della cerimonia in genere che è praticamente in ginocchio. Abbiamo bisogno di un aiuto concreto dalla politica siciliana, oltre alle misure previste del governo nazionale”. Lo dice Carmelo Ferrara, tra, fotografo palermitano, “i miei colleghi – sottolinea – ormai da due mesi hanno dovuto chiudere le loro attività, a causa dell’emergenza sanitaria da coronavirus, e versano nella più totale incertezza”.

“Ma oltre alla categoria dei fotografi che rappresento – aggiunge Carmelo Ferrara – c’è tutto l’indotto ad essere in fortissima crisi: wedding planner, operatori video, fioristi, musicisti, ristoranti e strutture che lavorano solo sui matrimoni, negozi di bomboniere, tipografie, negozi di abiti da sposa”.

“E’ tutto fermo. In molti stanno rinviando al 2021 – spiega Carmelo Ferrara – che sarà l’anno dei matrimoni infrasettimanali e invernali, tutto slitterà all’anno prossimo in un periodo in cui generalmente non ci si sposa, perché ovviamente la maggior parte delle date era già impegnata”.

A fare da eco alle parole di Ferrara c’è anche Daniela Cocco, presidente dell’associazione stilisti e marchi moda di Confcommercio Palermo che con altri imprenditori del movimento “Italian Wedding Industry”, in una lettera aperta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, avanza la richiesta misure urgenti per garantire la sopravvivenza del settore del matrimonio e relativo indotto. “Con il presidente Nello Musumeci è stato già avviato un dialogo costruttivo attraverso il quale creare le condizioni migliori per la ripresa delle attività”, afferma Daniela Cocco, “noi siamo pronti a rimboccarci le maniche – dice – difenderemo allo stremo delle forze le nostre imprese, ma chiediamo alle forze politiche di aiutarci a dare una certezza al nostro futuro”.

In particolare, si chiedono: finanziamenti a fondo perduto, sulla base della perdita di fatturato rispetto allo scorso anno; la sospensione per un anno dei contributi sugli stipendi dei dipendenti che, finita la cassa integrazione, dovranno tornare a lavoro; misure a protezione dei titoli bancari che, nei mesi di chiusura, non sono stati e non saranno pagati e per quelli a scadere nei trenta giorni successivi alla riapertura delle attività; la sospensione di ogni tipo di tassazione per un anno; indennizzi sull’invenduto da calcolare sulle rimanenze degli acquisti relativi all’anno in corso; misure a sostegno degli affitti soprattutto a vantaggio dei locatori con l’obbligo di rinegoziare canoni di affitto più bassi in proporzione agli sgravi ottenuti; introduzione di un’indennità per i lavoratori autonomi a protezione della perdita di fatturato